Riccione e i furti, cresce la paura tra i commercianti: “Ci sentiamo un po’ allo sbando”

Dietro alle vetrine luminose del centro operano commercianti spaventati, che cercano di affrontare con razionalità il clima teso creatosi sulla sicurezza. Esprimono chiaramente il bisogno di sentirsi protetti. il che si traduce nella necessità di una maggiore presenza di forze dell’ordine o di vigilantes nelle strade.

Fenomeno generale

Che si tratti di una questione non circoscritta, ma addirittura globale, è indubbio. Le istituzioni possono arginare il proliferarsi dei reati agendo in maniera specifica, ma una soluzione univoca non c’è. «Si tratta di una questione complicata, non credo che Riccione abbia una pericolosità maggiore rispetto a ciò che ci circonda – dice Barbara Montali della gioielleria Zucchi di viale Ceccarini –. È giusto cercare precauzioni per tutelare noi e i turisti, ma non vorrei che si creasse il “caso Riccione”. Questo non vuol dire “mal comune mezzo gaudio”, ma credo che perseverare nell’alimentare un’immagine negativa non fa bene a nessuno, a noi cittadini e ai turisti. Occorre sopire i toni, anche perché è la settimana di Pasqua, diamo la giusta immagine di città, ben venga “blindata”, ma in maniera decorosa».

Occorre una vigilanza fissa

Nel cuore di Viale Ceccarini ci sono attività fortemente a rischio, se non altro per il valore e l’appetibilità delle loro merci. «È un periodo teso per questi episodi che colpiscono il nostro commercio, che, assieme al turismo, sono il volano per la nostra economia territoriale» afferma Polly Baleani di “Maison Baleani” .

Sentirsi sicuri e protetti in una città turistica è essenziale, ma con provvedimenti mirati e studiati, ragiona Baleani, si rischia altrimenti di essere etichettati in maniera negativa. «Ci sentiamo un po’ allo sbando alcune volte. Sarebbe opportuna una vigilanza notturna, visto che le pattuglie sono occupate nei servizi di controllo in strada. Stiamo infatti pensando di organizzarci, tra esercenti, per avere una vigilanza continua. Mi spiace per l’immagine che ne esce, la sicurezza è il primo biglietto da visita al turista. Ecco perché un piano sicurezza dovrebbe includere tutti i deterrenti possibili: le telecamere di videosorveglianza, la chiusura dei varchi, si era parlato anche di dissuasori. Ovviamente ogni luogo ha le sue caratteristiche a cui applicare i sistemi adatti».

Come si fa a blindare una città?

«L’ansia è aumentata – racconta Pasquale Lonero della boutique omonima in viale Dante –. È evidente che siano furti organizzati». Secondo Lonero infatti i colpi avverrebbero a ridosso del cambio turno delle forze e dell’ordine, e durante i cambi delle collezioni delle attività, tutto studiato a tavolino. «Il controllo del territorio è essenziale, le unità sono aumentate, vero, ma le telecamere immortalano malviventi incappucciati pressoché irriconoscibili e quelle rare volte in cui si risale al responsabile il furto è stato compiuto già da troppo tempo».

Subito dopo la spaccata alla boutique Antonia, l’amministrazione ha annunciato la chiusura dei varchi: «Questa azione può essere pensata per il centro, ma come si fa a blindare tutta la città? Credo che debbano esserci più controlli sulle persone e più presidi nei luoghi particolarmente critici, ma ci tengo a sottolineare che i commercianti hanno fiducia nell’operato delle divise».

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