Riccione. Angeli custodi in festa, una mostra ricorda don Giorgio

Riccione

In migliaia per ricordarlo. Taglio del nastro per la grande festa in memoria dell’amato parroco della Chiesa dei Santi Angeli custodi di Riccione, Don Giorgio Dell’Ospedale, morto di Covid il 31 ottobre dello scorso anno. Si terrà in corrispondenza della festa parrocchiale tra oggi e domani la mostra intitolata “E la vostra gioia sia piena. Don Giorgio e il suo popolo: una storia che accadde ora”. «Vogliamo dar voce ad un’opera che non si è spenta. – spiega il 49enne Saul Bazzotti, attivo in Parrocchia da 25 anni - Per questo ripercorriamo la sua vita che si intreccia e coincide con quella della comunità», l’unica per lui, arrivato nella Perla verde nel 1967, salvo un anno alla chiesa dell’Alba. Ma la mostra non ricostruisce le tappe in ordine cronologico, bensì tramite sezioni tematiche, come ad esempio “Il coro” o “La Liturgia”. «Il tutto su 37 pannelli in materiale plastico di circa un metro per lato corredati da fotografie rigorosamente a colori e riflessioni del nostro pastore». Ma non solo. «A disposizione dei visitatori in un percorso che ogni mezz’ora si snoderà dall’esterno all’interno della Chiesa saranno varie guide». Mentre tutti hanno lavorato sin «dalla primavera, con un ritmo che si è fatto più serrato d’estate, per realizzare, contando solo sulle proprie forze, un catalogo della mostra». Già a Natale del resto era uscito “Caro don, ti scrivo”, un libro pieno zeppo delle testimonianze di chi ha ricevuto «tutti i sacramenti da lui, compreso il battesimo dei propri figli». Perciò se gli si chiede perché il don fosse così speciale, Saul non ha dubbi: «Faceva capire che la fede è una cosa bella e anche divertente, perché rende gioiosi». Di seguito ad illustrarne il senso della due giorni interviene anche don Stefano Battarra, il successore 40enne del sacerdote. «Questa mostra – spiega - ha l’intento di far conoscere ciò che di bello è nato e cresciuto davanti agli occhi di don Giorgio». Ed entrando nel vivo dell’allestimento precisa: «Mi sono chiesto se fosse corretto un sottotitolo come quello scelto: “Don Giorgio e il suo popolo”. Non è forse vero che l’aggettivo possessivo può essere usato solo se si parla di Gesù? Sì, è così. Tuttavia come un figlio dice al padre: “Padre mio”, così un prete può dire alla comunità, che gli è stata affidata: “Popolo mio”». E aggiunge: «Questa mostra è la memoria grata di una storia benedetta. Ripercorre la vita della comunità parallelamente alla vita del suo pastore. Vite che si intrecciano e crescono insieme». Così rivela che gli piace pensare che «l’ultimo pensiero, prima di chiudere gli occhi, sia stato per la “sua” comunità. Spero che il buon Dio gli abbia concesso di vedere in quegli ultimi istanti, ad uno ad uno, i volti che tanto aveva amato, dai bambini sino agli anziani». E conclude: «L’ultimo pannello è intitolato “Per riprendere il lavoro nella vigna del Signore”. Così ciò che don Giorgio ha seminato continua a crescere e a produrre frutto». Ingresso libero. Non è necessario il green pass.

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