Riccione, accusati di favoritismi al titolare di pompe funebri, assolti dal giudice i necrofori dell’Ausl

Assolti con formula piena sia dalle accuse di corruzione che da quelle di abuso d’ufficio. È finito così ieri in tardo pomeriggio il processo ai due necrofori dell’Ausl di Riccione e al titolare di una delle pompe funebri della città.
Secondo le accuse i necrofori avvisavano l’agenzia delle pompe funebri quando si verificava un decesso all’ospedale Ceccarini di Riccione, in modo tale da poter avvantaggiare la ditta “amica” nel proporre ai parenti del caro estinto un funerale “chiavi in mano”. Un business che da quando esiste il genere umano non vedrà mai crisi per mancanza di clientela. Peccato però che nella pratica di segnalare in tempo reale i decessi siano stati ravvisati – secondo gli inquirenti della Procura della Repubblica – reati gravi come la corruzione. E proprio per il solo reato di corruzione contestato a due dei tre imputati il pubblico ministero aveva chiesto, nella scorsa udienza, una condanna a quattro anni e sei mesi di reclusione.
La sentenza
Il tribunale collegiale di Rimini ha invece assolto tutti: i due necrofori, dipendenti dell’Ausl Romagna (difesi dagli avvocati Stefano Caroli e Catia Gerboni) e anche il proprietario della società di servizi funerari. Il processo di primo grado si è concluso quindi ieri pomeriggio dopo quasi quattro anni che ha visto alla sbarra i due dipendenti Ausl e il titolare dell’agenza di pompe funebri (difeso dall’avvocato Piero Venturi). Per quanto riguarda le accuse, solo uno dei due necrofori doveva rispondere appunto anche del reato di corruzione, insieme al titolare delle pompe funebri, mentre il collega esclusivamente di abuso d’ufficio.
La storia dell’inchiesta
L’inchiesta era partita dopo la denuncia di un altro imprenditore riccionese del settore mortuario (che si è costituito parte civile tramite l’avvocato Giampaolo Colosimo) che aveva subodorato la strana alleanza fra i due necrofori e l’altra agenzia funeraria.
Erano state così installate dai carabinieri di Riccione cimici e telecamere per cercare di documentare il traffico del caro estinto. E le indagini avevano fatto emergere una vicinanza con tanto di scambi di favore, cellulari e cappelletti dopo aver ricevuto nomi e numeri dei parenti dei deceduti.