L’erede dei “Vicini scomodi” di Mussolini dopo la revoca della cittadinanza a Riccione: «Meglio tardi che mai»

Riccione

«Meglio tardi che mai». Roberto Matatia la commenta così. Poche parole che escono di getto, ma con un velo di amara ironia. Eppure basta poco per capire che per lui, e per la sua famiglia, la decisione del Comune di Riccione di togliere la cittadinanza onoraria a Mussolini ha un significato ancor più profondo. Per capirlo bisogna però tornare indietro. Ai primi anni del ‘900, quando i Matatia - famiglia di benestanti commercianti ebrei di Corfù - si stabiliscono prima a Forlì e poi a Faenza, dove aprono con successo dei negozi di pellicce. Nel 1930, quando il fascismo è in piena ascesa, i Matatia comprano anche una villa a Riccione. Quella villa, però, ha qualcosa di particolare: sorge accanto a quella di Mussolini. Con l’arrivo delle leggi razziali i Matatia, in quanto ebrei, diventano “I vicini scomodi”, un marchio che sarà anche il titolo di uno dei libri che Roberto dedicherà alla tragica saga familiare culminata con la morte di quasi tutti i suoi parenti nei campi di concentramento nazisti.

Matatia, dal punto di vista personale, cosa ha provato dopo aver saputo del voto del consiglio comunale di Riccione?

«La storia di quella cittadinanza onoraria e della sua cancellazione, in realtà è più “vecchia” di quanto si pensi. Se ne parlava da tempo e finalmente è stata presa una decisione che ritengo essere una presa di posizione giusta ed efficace. In tutti questi anni sembrava quasi che fosse diventato un tabù».

In che senso?

«Su questa vicenda mi permetto di dire che aleggiava anche tanta ipocrisia. Attorno alla figura di Mussolini c’è anche chi ci ha mangiato. E non mi riferisco solo alle bancarelle di oggettistica del Ventennio che ogni tanto vedevo comparire attorno a quella villa, ma anche all’idea che quel legame tra Riccione e Mussolini potesse portare una sorta di interesse verso la località. Ed è qualcosa che andava più a ritroso della precedente amministrazione Tosi».

Crede che questa decisione abbia per la sua famiglia non dico un valore risarcitorio, che sarebbe eccessivo, ma che vada a chiudere un cerchio?

«Non sarei così presuntuoso da pensare che questa decisione sia stata presa pensando alla mia famiglia, ma di sicuro è qualcosa che mi fa piacere. Così come mi fece piacere vedere apporre a Riccione quella targa che ha ricordato la nostra tragedia familiare. Ma questo passo non ha certo un valore solo per me che sono un ebreo e un Matatia, ma per tutti gli italiani».

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