Il presidente del Riccione: "Andare alla partita e sentirsi dire 'ti taglio la gola'. Come si fa a stare zitti?"

Presidente Cassese come va?
«E come vuole che vada, male. Questa notte non sono riuscito a prendere sonno e anche oggi la rabbia per quanto è successo a Sant’Angelo, mi sta corrodendo lo stomaco».
A proposito, conferma tutto quello che ha detto al Corriere Romagna a fine gara dopo Sant'Angelo-Riccione?
«Assolutamente sì. Parola per parola, virgola per virgola. Siamo stati picchiati in campo, minacciati in tribuna e i nostri ragazzi sono stati oggetto di cori razziali».
Ci vuole raccontare come sono andate le cose?
«Fino all’inizio della partita sembrava tutto tranquillo. Poi, con il passare dei minuti, gli animi, soprattutto in tribuna dove eravamo seduti io e altri dirigenti, hanno iniziato a scaldarsi. Sono partiti i primi ‘buuu’ razzisti nei confronti di Mokulu e Abonckelet che poco dopo si sono trasformati in ‘andate a mangiare le banane’. Poi da un settore specifico dove c’era un gruppetto di ultras del Sant’Angelo sono partite minacce del tipo ‘cosa siete venuti a fare da Riccione, vi tagliamo la gola’ e altre gentilezze di questo tipo. Sono stato zitto una, due, tre volte alla quarta mi sono girato e ho risposto: “A chi tagli la gola, tu?”. A quel punto mi sono ritrovato addosso una decina di tifosi, tanto è vero che sono dovuti intervenire i carabinieri che, dopo aver preso le mie generalità e quelle di questi galantuomini, ci hanno scortato nei pressi degli spogliatoi».
A proposito di carabinieri, da Sant’Angelo, il comandante della stazione dice che loro non hanno sentito frasi razziste o minacce e che a chiedere di essere scortato è stato lei.
«Non le hanno sentite? Ma di che cosa stiamo parlando. Spero stesse scherzando. Erano lì a due passi, è impossibile che non abbiamo sentito nulla. Anzi, le dirò di più, il maresciallo con cui ho parlato mi ha detto che i tifosi del Sant’Angelo sono recidivi, che diversi di quelli che mi sono venuti addosso avevano avuto anche un Daspo. E comunque le chiacchiere stanno a zero, quando uscirà il referto dell’arbitro vediamo chi sta raccontando la verità. Per quanto riguarda il fatto di essere scortati, certo che l’ho chiesto io. Il gruppetto che si è avventato su di me, nel frattempo, è cresciuto di numero e dico con grande sincerità che sì, ho avuto timore per la mia persona e per tutti gli altri dirigenti che erano con me, e quindi ho chiesto alle forze dell’ordine di essere portati in un luogo sicuro. E vuole sapere un’altra cosa?».
Dica.
«Finita la partita, il nostro fisioterapista, stava soccorrendo De Silvestro che era rimasto a terra dopo essere stato colpito volontariamente con una gomitata da un avversario. Mentre cercava di medicarlo è stato raggiunto da un calcio in pieno petto da un tesserato del Sant’Angelo che, purtroppo, non siamo riusciti a identificare. Ecco il clima che si è respirato!».
Presidente, ma ha intenzione di sporgere denuncia per i fatti accaduti, o no?
«Certamente. Ma visto che ho tempo e che posso farlo anche in un luogo diverso da dove sono accaduti i fatti, me la sto prendendo con calma, ma è mia intenzione denunciare tutto».
E cosa dice dell’accusa che il Sant’Angelo vi ha rivolto sul fatto di aver procurato grossi danni allo spogliatoio che vi ha ospitato?
«Cosa dico? Di aspettare anche qui il referto dell’arbitro».
La sentiamo molto dispiaciuto.
«Dispiaciutissimo, non dispiaciuto. Sono da tanti anni nel mondo del calcio. Prima come tifoso, poi come corrispondente per una testata nazionale, oggi come presidente. Non mi era mai capitato di assistere a uno spettacolo talmente avvilente. Questo è il male del calcio e bisogna lavorare tutti insieme per estirparlo. Certi episodi non bisogna giustificarli, ma condannarli. Punto e basta. Mi permette di dire un’ultima cosa?».
Prego.
«Vorrei ringraziare sentitamente la sindaca di Riccione, Daniela Angelini, per averci fatto sentire la sua vicinanza e per aver chiamato in Comune Mokulu e Arthur. Ci ha detto che è pronta a supportarci in tutto».
