Rezza e Mastrella a Cervia per La Milanesiana

Da 35 anni Antonio Rezza e Flavia Mastrella interpretano la vita, sul palcoscenico e nel cinema, con linguaggio aguzzo, taglio deformante, capaci di centrare il senso con vena tragicomica irresistibile, originale. La conferma viene da una produzione ricca e diversificata, pluripremiata e riconosciuta. Stasera alle 21 la Milanesiana, in piazza Garibaldi a Cervia, ospita “Io” uno dei primi spettacoli del repertorio di Rezza-Mastrella, rientrati dal festival dei Due Mondi di Spoleto dove hanno debuttato con il nuovo Hìbris. A Spoleto è anche esposta la mostra di Mastrella “Euforia carogna”; un omaggio ai 35 anni di attività insieme, per raccontare con sculture, oggetti, habitat creati da Mastrella, fotografie di Rezza, «il nostro modo di essere sulla scena».
Come definire il vostro “I0” del 1998?
Rezza: «È uno spettacolo sull’individuo individualista e sull’individualismo, in quegli anni ispirato al video gioco in voga. C’era già un tradimento del precedente successo di Pitecus, nel distacco da terra dei quadri di scena di Flavia. Ogni volta bisogna sconfiggere il proprio passato facendo cose diverse, tradire cioè la strada che funziona. È fondamentale».Mastrella: «“Io” è il primo lavoro portato avanti insieme in modo totalmente unitario, prima io realizzavo i quadri e Antonio improvvisava, era un’azione continua. In “Io” permangono ancora i quadri di scena, però comincia a infrangere lo spazio. Ci sono quadri mutanti che Rezza indossa e coi quali percorre lo spazio. Indossa un corpo giallo di lycra elastica e metallo a forma di cerchio con cui va in giro dicendo cose. È l’individualista per eccellenza».
Quale ispirazione avete mantenuto dall’epoca di “Io” a oggi?
Rezza: «Direi il fatto di non avere altri referenti se non noi stessi, cercare di fare ogni volta qualcosa che può competere con il nostro passato. Ciò non significa che non esistono altre menti geniali, penso ad esempio ad Alessandro Bergonzoni che lavora sulla scomposizione del linguaggio, su una certa “moralità” del lavoro, senza scendere a lusinghe e compromessi. Ognuno deve essere anche un esempio nel modo di accompagnare la sua opera d’arte».Che metodo avete adottato dal 1987 per procedere all’unisono?
Mastrella: «Siamo artisti puri fatti di nature completamente diverse. Antonio è un mago della parola, io mi occupavo e ancora mi occupo di arte figurativa. Mi sono avvicinata al teatro grazie ad Antonio e solo con lui lavoro sul palcoscenico. Ho sempre realizzato l’habitat dello spettacolo nel quale lui improvvisava. Dopo la costruzione drammaturgica, insieme togliamo e inseriamo quadri di scena e parole. Attenti, concentrati, con sapienza e gusto simile. Così fino al nuovo Hìbris che ha portato cambiamenti a questo metodo».Il cinema è un altro linguaggio che avete sviluppato contemporaneamente al teatro.
Rezza: «All’epoca di “Io” avevamo già vinto il festival del cinema dei giovani a Torino, e Bellaria Anteprima. Probabilmente volevamo fare più cinema, solo che non è un ambiente così libero. Perciò abbiamo continuato in base alle nostre urgenze; decidemmo che il teatro avrebbe finanziato il nostro cinema indipendente, che non ha sostegni dal sistema. Il mio “Il Cristo in gola” andrà a un festival».Mastrella: «Il 20 luglio a Milano, la Milanesiana ospita al cinema Mexico la proiezione del mio film “La legge” video lettura della Costituzione italiana recitata da animali: cani, gatti, uccellini, tartarughe, a cui ogni padrone dà voce mentre riprende al cellulare la sua creatura. È una cosa folle e bellissima che abbiamo realizzato durante il lockdown». Lo spettacolo è gratuito.