Resistenza, viaggio tra i monumenti della Romagna

Cultura

I principali monumenti alla Resistenza in Romagna vengono eretti cronologicamente iniziando da Imola nel 1946 con il “Partigiano” di memoria littoria, di Angelo Biancini (Castel Bolognese 1911-1988), il quale realizzerà nel 1973 anche l’articolato “Trionfo della Resistenza” ad Alfonsine. Nel 1949 è la volta di Massa Lombarda che intitola ai propri partigiani l’enorme “pira” progettata dal bolognese Alfredo Leorati. Elio Morri (Rimini 1911-1992) nel 1973 sistema tre figure in bronzo, il Martire, il Prigioniero e la Liberazione nel Parco Cervi di Rimini, mentre nel 1974 a Cesena viene collocata la “giacomettiana” scultura della madre che sorregge il figlio ferito di Ilario Fioravanti (Cesena 1922 – Savignano sul Rubicone 2012). È del 1979 l’inaugurazione di “Passatopresente” progettato da Luigi Poiaghi (Corsico 1947 – Rimini 2017) all’ingresso della residenza municipale di Bellaria-Igea Marina. Nel 1980 Ravenna svela al Ponte dei Martiri “Omaggio alla Resistenza” di Giò Pomodoro (Orciano di Pesaro 1930 – Milano 2002), mentre è del meldolese Augusto Neri il monumento eretto nel 1983 sulla Bidentina a Meldola. Tutti inseriti nel Catalogo generale del patrimonio culturale dell’Emilia-Romagna.

Non solo memoria

Alessandro Sibilia, nel saggio “Primo repertorio dei monumenti in Emilia-Romagna” del volume “La premiata Resistenza” curato da Orlando Piraccini, Giovanni Serpe e da lui stesso, edito nel 1995 da Grafis di Bologna per l’Ibc Emilia-Romagna, scrive come molte delle opere monumentali consacrate alla Resistenza presentino un notevole interesse artistico oltre che storico, documentario e celebrativo. Si tratta di opere rappresentative di valori ideali che vanno considerate beni culturali e quindi da tutelare e valorizzare.

Il Poiaghi perduto

Considerazioni meritevoli della condivisione di tutti e principalmente delle amministrazioni pubbliche che lo dimostrano provvedendo alla loro manutenzione e al loro restauro, diversamente dal Comune di Bellaria Igea Marina, il quale il 15 aprile 2014 rimuove il monumento di Luigi Poiaghi per lo stato di degrado in cui si trova. I resti della grande gabbia metallica stipata di grosse pietre provenienti dal fiume Marecchia, posata su un ampio piano in cemento diviso in 64 quadrati, in ognuno dei quali sono impresse le impronte dell’uomo e l’epigrafe che recita: «Parliamo di uomini in questo senso, parliamo di eroi», dal forte significato simbolico sul tema della libertà, giacciono nei magazzini comunali. Il 6 luglio 2018 nella Rocca Malatestiana di Verucchio l’Anpi, la Pro Loco e il Comune di Verucchio rappresentato dalla sindaca Stefania Sabba, ricordano Luigi Poiaghi nel primo anniversario della morte con la commovente lettera all’amico della giornalista e scrittrice Rita Giannini e la testimonianza altrettanto toccante della professoressa Mara Marani che rivelano entrambe l’estrema sofferenza dell’artista per la triste fine di “Passatopresente”. Con loro autorevoli studiosi d’arte come Luca Cesari, Massimo Pulini e Claudio Spadoni mettono in risalto il valore artistico e umano di Poiaghi. Gli atti della giornata sono raccolti nel volume “Dà da pensare” edito da Pazzini di Villa Verucchio nel 2019. Una sofferenza triste che emerge da alcune frasi tratte dalla seconda lettera al sindaco di Bellaria-Igea Marina Enzo Ceccarelli che Luigi Poiaghi consegna al protocollo comunale il mattino del giorno dell’esecuzione: l’estremo tentativo di salvataggio della sua creazione che ha il sapore di un compianto funebre. L’artista lamenta di non essere stato invitato a «qualche forma di colloquio» per parlare dell’opera che nella sua «scabra semplicità» vuole dare senso ai sacrifici dei «nostri Padri Partigiani che con la loro vita ci hanno liberato dalla dittatura»: «Avrei parlato della gabbia per uccelli da richiamo, costretti a cantare per chiamare gli altri a farsi ammazzare… avrei detto dei sassi ingabbiati …delle orme… di un cammino verso la libertà… avrei ricordato i massi… peso sul nostro cammino… monito perché le violenze di un potere dispotico non si ripetano più.. avrei confidato che nulla nasce da nulla; che in quei sassi già palpitava la leggerezza di un volo: quel volo di colombe, che ha preso slancio nella mia scultura realizzata nel 2011 a San Marino». Richiami disperati che non ottengono la grazia del condannato: nel tardo pomeriggio il monumento cade sotto i colpi della ruspa di quel Comune che nel 1978 l’aveva voluto.

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