Ravennate nel Donbass come combattente nel battaglione Azov

Faenza

Non è facile risalire agli spostamenti recenti di Giuseppe Donini, il 52enne casolano da anni lontano da casa e impegnato in compagnie militari private su scenari di guerra: per lui esperienze in Africa (Uganda, Sudafrica) e in Medio Oriente e, soprattutto, in Ucraina, fin dalle battute iniziali di quel conflitto in Donbass che ora è esploso nella guerra totale sull’intero territorio. E dove sembra si trovi anche ora.

Qualcuno lo definisce un mercenario al soldo del miglior offerente, altri utilizzano il termine di “contractor”, prestatore di servizio. Quello che si sa è che Donini, intervistato al fronte da una televisione estera, si proclamava «combattente per la libertà» dell’Ucraina e dell’Europa già nel 2016, e che nel dicembre del 2021, ormai lontano dal Paese, aveva promesso di farvi ritorno nel caso in cui Putin avesse sferrato un attacco.

Di Donini, però, non c’è quasi più nessuna traccia sui social, strumento che usava con una certa frequenza mentre si trovava in Ucraina nel 2015: una sua foto di allora, che fu condivisa da una pagina di informazione filorussa oggi inattiva, lo ritrae in mimetica, braccio teso e simbolo della Decima MAS, il teschio con la rosa in bocca. Il canale filorusso lo chiamava esplicitamente «mercenario» accostandolo al Pravy Sektor, gruppo militare ucraino di estrema destra con una predilezione per la figura di Benito Mussolini. Ma Pravy Sektor non accetta combattenti stranieri al proprio interno, cosa che invece fa il Battaglione Azov, altra formazione militare ucraina di ispirazione neonazista, come testimonia il simbolo del sole nero che lo contraddistingue, ereditato dalle SS.

Nel 2014 un cecchino svedese in forza al Battaglione, parlando con il Corriere della Sera, rivelò di lavorare insieme a diversi militari italiani e, senza precisarne il nome, ne citò uno, proveniente «dall’Italia settentrionale» e di «una quarantina d’anni», particolarmente «coraggioso». Nessun dato che possa ricondurre con certezza a Donini, naturalmente, ma di sicuro il casolano è sempre stato descritto come una persona di grande esperienza in contesti bellici o ad alta tensione: lui stesso, nel suo profilo Linkedin, dichiara competenze nell’ambito di operazioni anti-terrorismo e di ricognizione, oltre che nella guida di mezzi da combattimento e di elicotteri. Pare che un suo sogno, accennato in alcuni video, fosse quello di costituire una sorta di “legione straniera” proprio in Ucraina, assumendo magari il ruolo di istruttore.

Ma di conoscenti o familiari che vogliano o possano confermare ufficialmente quello che ormai è sulla bocca di tutti non se ne trovano. C’è però chi, a Casola, ricorda un Donini ragazzo già eccentrico nella sua passione per le armi, mentre altri sostengono di sapere che sia vivo, in Ucraina, e che mantenga un contatto esclusivamente con un proprio parente. Il tema ricorrente che emerge dalla conversazione con varie persone che hanno conosciuto lui o la sua famiglia, è tuttavia la reticenza a parlare della vicenda. Ragionevole che qualcuno nutra anche una certa preoccupazione: se davvero Donini fosse al fronte a combattere contro i russi come pare, per lui ci sarebbero anche rischi legali, dal momento che il codice penale – lo ha recentemente ricordato in una nota la Farnesina – considera reato l’arruolarsi contro Stati esteri senza l’approvazione del Governo.

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