Violenza sessuale a bordo del bus tra Forlì e Ravenna ai danni di una 15enne, condannato a 4 anni e 8 mesi

Ravenna
  • 15 maggio 2024

Condanna a 4 anni e 8 mesi per Antoine Bieto, il 63enne di origini congolesi residente a Forlì accusato di violenza sessuale aggravata nei confronti di una 15enne di Ravenna: questa la sentenza pronunciata ieri mattina dal collegio penale presieduto dalla giudice Cecilia Calandra, che ha così accolto la richiesta formulata in sede di requisitoria dal sostituto procuratore Stefano Stargiotti. La difesa, rappresentata dal legale Filippo Raffaelli, in arringa aveva invece chiesto l’assoluzione, mentre la famiglia dell’adolescente si era costituita parte civile con l’avvocata Maria Grazia Russo.

I fatti contestati dall’accusa sono quelli riferiti dalla vittima a ridosso dell’episodio, finiti nella denuncia presentata dalla madre e poi ribaditi anche durante l’esame svoltosi in tribunale nel corso del processo: era il 16 settembre dell’anno scorso e la ragazza, dopo aver passato il pomeriggio a casa di un amico a Forlì, stava aspettando l’autobus delle 18.30, che l’avrebbe riportata a Ravenna. Sotto la pensilina, però, era iniziato l’incubo: il 63enne, ai suoi occhi «un vecchio», l’aveva avvicinata mentre fumava uno spinello, offrendole qualche tiro. Il rifiuto evidentemente non ha fatto desistere l’uomo, perché a bordo del mezzo - dove in quel momento si trovavano solo pochi viaggiatori, e tutti in posizioni abbastanza distanti della coda, dove erano i due - la situazione sarebbe degenerata. È a questo punto, secondo il racconto della ragazza avvalorato dalla Procura, che sono infatti partite parole sempre più invadenti, con frasi del tipo «nel nostro Paese alla tua età le ragazze sono già sposate, hanno dei figli, fanno l’amore».

Le molestie, però, non si erano fermate a un livello verbale, passando poi a baci e palpeggiamenti. Gelata dal terrore, la 15enne non era riuscita a chiedere immediatamente aiuto al conducente dell’autobus o ad altri passeggeri, ma aveva contattato via chat telefonica un amico ravennate, tenendolo aggiornato durante il tragitto, e infine si era scambiata il numero di cellulare con il 63enne: un gesto di lucidità che poi si sarebbe rivelato decisivo, perché proprio grazie a quel contatto la Squadra mobile della Questura di Ravenna era riuscita a risalire all’identità dell’uomo per poi arrestarlo e condurlo in carcere. Da parte sua, Bieto ha sempre respinto le accuse rivolte nei suoi confronti, ma evidentemente il Tribunale non gli ha creduto: ieri la tappa conclusiva del primo grado di giudizio, con la condanna a 4 anni e 8 mesi. Ma per l’adolescente, purtroppo, il trauma subito non si cura con una sentenza: poche settimane fa la madre, ascoltata come testimone in aula, aveva infatti raccontato delle pesanti ripercussioni psicologiche che la figlia 15enne deve ancora affrontare a causa di quanto accadutole. M.D.

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