Un’aula intitolata a Grisandi. I ricordi commossi in tribunale a Ravenna

C’è una targa, ora, sull’aula 8 del Palazzo di Giustizia. Un nome inciso per sempre: quello del luogotenente dei Carabinieri Giampaolo Grisandi, ispettore della Sezione di Polizia Giudiziaria, con un passato da campione del mondo nel ciclismo, nell’inseguimento a squadre. E’ scomparso prematuramente il 29 gennaio scorso, poco dopo aver raggiunto la meritata pensione. Ieri, la cerimonia di intitolazione ha riunito magistrati, avvocati, colleghi e amici per un tributo sentito a un uomo che ha saputo essere molto più di un investigatore: un ponte tra uffici, un punto di riferimento silenzioso ma fondamentale per l’intera macchina della giustizia.

«Era un punto di riferimento per tutti noi – ha detto il procuratore capo Daniele Barberini – e non solo per la sua competenza. È stato essenziale per la creazione della rete informatica della Procura, un lavoro spesso invisibile ma decisivo. Con sacrifici personali, è stato il collante tra l’interno e l’esterno dell’ufficio, tra la Procura e il mondo che sta fuori. Questa intitolazione ha un doppio significato: specifico per Giampaolo, ma anche simbolico per tutti gli ispettori di polizia giudiziaria».

Una figura chiave, come ha ricordato anche il giudice Corrado Schiaretti: «Abbiamo potuto contare su Grisandi per tanti anni. Il suo contributo è stato così fondamentale che senza di lui l’intero sistema non avrebbe potuto funzionare. Era sempre disponibile per ogni necessità. In momenti come questo ci accorgiamo di quanto sia preziosa quella struttura invisibile che tiene insieme giudici, pubblici ministeri e la giustizia stessa».

Ma Giampaolo Grisandi non ha mai fatto mancare il suo aiuto neppure a chi stava dall’altra parte della barricata. «Ha aiutato anche gli avvocati – ha sottolineato la presidente dell’Ordine, Paola Carpi – e ora, passando davanti a quest’aula, ricorderemo il suo impegno, la sua disponibilità, la sua umanità».

Un uomo capace di farsi apprezzare da tutti, come ha evidenziato anche il colonnello Andrea Lachi, comandante provinciale dei Carabinieri: «A volte, nel nostro lavoro, incontriamo persone straordinarie. Giampaolo era una di queste: competente, empatico, sempre pronto a dare il massimo, sia sul piano professionale che umano, per chi stava sopra e per chi stava sotto di lui. Per l’Arma dei Carabinieri è stato un onore averlo tra le sue fila».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui