Turismo culturale in difficoltà, Classis riapre a marzo

RAVENNA - Se un turista capitasse a Ravenna in questi giorni e decidesse di andare a visitare il museo di Classis, il più grande investimento culturale degli ultimi decenni, lo troverebbe chiuso. L’ex zuccherificio, chiuso dall’inizio dell’anno, riaprirà i battenti solo il 18 marzo. Una scelta che è a suo modo simbolica di un settore, quello del turismo culturale, che fatica a ripartire dopo gli anni della pandemia. Evidentemente il flusso di visitatori atteso nel museo di Classe per i primi due mesi e mezzo dell’anno non ne giustifica un’apertura continuata (per i gruppi è possibile però visitarlo su prenotazione) in un periodo in cui pesa la nuova fiammata dei contagi, senza dimenticare i costi del riscaldamento che stanno mettendo in grande difficoltà imprese ed enti pubblici. Anche la Domus dei tappeti di Pietra, gestita da RavennAntica, è chiusa fino al 19 marzo così come la Cripta Rasponi. Resta invece aperto in inverno il Mar, che ha appena lanciato una serie di incontri tematici per andare alla scoperta del suo patrimonio, e il Museo Nazionale dove è appena tornata da Brera la Pala Rondinelli, un’opera che sta facendo bella mostra di sé nella settimana ad ingresso gratuito promossa in occasione di San Valentino.

Di fronte al grande freddo del turismo culturale, con i dati pre pandemia ancora lontani, la scelta di chiudere i musei non è stata insomma quella predominante; c’è chi ha provato un rilancio tra ingressi gratuiti e nuove iniziative. Secondo i dati del bilancio previsionale del Comune, però, anche il 2022 potrebbe essere un anno di difficile risalita: come scritto ieri su queste colonne, le entrate da tariffe coprono al Mar soltanto il 4% delle spese totali sostenute dall’Amministrazione. Una percentuale che nel 2019, ultimo anno pre pandemia, era il doppio. La cultura, si sa, difficilmente si ripaga da sola ma di fronte alla scure del Covid ci si è dovuti inventare nuove entrate per sopperire alla mancanza di visitatori. Secondo l’ultimo bilancio della fondazione RavennAntica, approvato nel giugno scorso e riferito al 2020, quando i siti sono rimasti chiusi per il lockdown 140 giorni, perdendo la fondamentale primavera sono venuti a mancare 573mila euro di incassi sul fronte degli ingressi e dei laboratori didattici e di altri 288mila di bookshop. A fronte di queste difficoltà, sono stati realizzati eventi e spettacoli nell’area prospicente al museo (Classis al Chiaro di Luna) che hanno portato 74mila euro delle casse. La perdita totale del 2020 rispetto al 2019 era stata di circa 787mila euro, compensata in parte dai fondi Covid di 292mila euro erogati dallo Stato mentre il Comune ha aumentato i propri stanziamenti di 80mila euro, per un totale di 1,460 milioni di euro. Il bilancio di chiusura del 2021 verrà approvato nei prossimi mesi ma anche lo scorso anno, con le zone rosse i visitatori di primavera a Ravenna hanno visto una flessione simile a quella del lockdown (-85% ad aprile) ed è quindi difficile prevedere numeri entusiasmanti, anche se il buon autunno di Ravenna (unici mesi positivi sono stati settembre e ottobre) e la conferma degli eventi estivi potrebbe aver mitigato l’impatto della pandemia sui siti culturali ravennati, almeno rispetto al terribile 2020.

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