Treni, per Rfi sulla Bologna-Castel Bolognese meglio un lungo viadotto alto fino a 17 metri

Ravenna
  • 05 giugno 2024

RAVENNA. Costi inferiori, nessuna interruzione del servizio durante i lavori, possibilità di arrivare ai 300 chilometri orari, mancato attraversamento dei centri urbani, tema idraulico. Sono tanti i motivi che hanno portato Rfi, nel progetto di quadruplicamento della tratta ferroviaria Bologna-Castel Bolognese, a scartare l’ipotesi iniziale in affiancamento alla linea storica, preferendo le tre alternative in variante a nord, sud e in affiancamento alla A14, su cui si è aperto il dibattito pubblico che regista questo pomeriggio l’appuntamento dedicato all’impatto ambientale. Anche se, precisa chiudendolo il responsabile Andrea Pillon, «si stanno sviluppando degli approfondimenti, il tema è molto presente». Anche perché proprio l’ipotesi in affiancamento agli attuali binari, dunque con minor consumo di suolo, è stata rilanciata negli ultimi giorni prima dal Comune di Imola e poi da quello di Bologna, che hanno raccolto lo scontento di agricoltori e cittadini. Specie nelle frazioni più piccole interessate c’è «grande sgomento», spiega durante il dibattito pubblico Armando Martignani la cui raccolta firme contro “lo scempio” delle tre alternative in variante e per rivalutare il vecchio sedime ha raggiunto «numeri corposi che presto triplicheranno».

Particolarmente critica anche l’assessora all’Ambiente del Comune di Imola Elisa Spada: «Le varianti 1 e 2 interferiscono in maniera notevolissima con le abitazioni» e c’è «carenza di informazioni tecniche», anche sul rischio idraulico legato al fiume Santerno, dice. Stefano Fatone dell’Unione della Romagna faentina chiede se sia stato valutato l’affiancamento dei nuovi binari alla A14 al posto della quarta corsia, che è però già progettata, date le tante intersezioni problematiche e il problema dei flussi verso la costa.

Infine l’agricoltore Domenico Martini non nasconde tutta la sua preoccupazione: «Viviamo in un limbo, era meglio se già c’era il progetto, tanto non contiamo nulla». Intanto c’è timore per i danni economici, tra incertezza sul futuro e la programmazione, deprezzamento dei beni e difficoltà a quantificare i danni per i rimborsi.

Dai tecnici di Rfi arrivano le risposte, tenuto conto che al momento non c’è appunto la soluzione finale: il rischio idraulico è stato uno dei driver principali nelle ipotesi progettuali e la linea quasi tutta in variante e in viadotto con altezza tra otto e 17 metri (in pratica fino all’altezza di un palazzo di 5-6 piani, ndr), o comunque a una quota più alta rispetto alla esistente, è considerata la migliore per scongiurare il rischio idraulico e per la tutela paesaggistica e ambientale. I viadotti infatti garantiscono massima trasparenza idraulica, franco idraulico in caso di allagamento e consumo di suolo ridotto. Più nello specifico delle tre versioni, su cui è aperto il confronto con i soggetti interessati, quella a nord dell’A14 ha un minore impatto sull’edificato, ma maggiore sulla struttura centuriata, per la quale si punta a un’integrazione con l’opera, e sui fondi agricoli. Per la versione in affiancamento all’autostrada ci sono meno impatti su case e industrie, ma si riduce la fascia di rispetto per cui è aperta l’interlocuzione con Autostrade per l’Italia per capire come intervenire. Infine quella a sud dell’A14 ha un maggior impatto sull’edificato proprio per il rispetto del vincolo autostradale. La soluzione in affiancamento ai vecchi binari, confermano i tecnici di Rfi, è stata scartata in base all’analisi costi-benefici.

Sarebbe infatti necessario rifare tutti gli impianti di stazione e adeguare la vecchia linea al rischio idraulico, con conseguente interruzione del servizio per mesi se non anni e proteste a seguire di pendolari e non solo. Sarebbero inoltre maggiori le interferenze con gli “elementi sensibili”, a partire dalle presenze archeologiche già conosciute oppure scoperte durante i lavori. Insomma, se tutti i quattro possibili tracciati interferiscono con il territorio e le sue caratteristiche, dalla collina ai fiumi, dalle città ai campi, dall’archeologia alle aree naturali, l’allontanamento dalla tratta esistente porta a un maggiore controllo dell’andamento dell’opera per risolvere le eventuali emergenze ed evitare ben cultuali ufficiali e sistemi rurali complessi, è la considerazione.

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