Stipendi gonfiati con rimborsi fittizi: trema ancora l’Ispettorato del lavoro di Ravenna e Forlì

Si guardavano le spalle a vicenda. Lodevole solidarietà tra colleghe, se non fosse per il fine: alzarsi reciprocamente le buste paga aggiungendo rimborsi e indennità per trasferte in realtà mai effettuate. Una presunta truffa ai danni dello Stato, commessa da chi dovrebbe invece vigilare sulla regolarità di contratti e attività lavorative. Questa l’accusa che getta una nuova ombra sull’Ispettorato del Lavoro, che è costata il licenziamento a due funzionarie responsabili degli uffici amministrativi delle sedi di Ravenna e Forlì deputati all’accredito degli stipendi ai dipendenti. Una delle due, una 60enne piemontese ma domiciliata nel forese ravennate, ha già liberato la scrivania, mentre l’altra, una 54enne anconetana residente a Forlì, dovrà lasciare il posto formalmente dal prossimo luglio.

Il sistema

Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, le due funzionarie potevano contare sulle credenziali d’accesso per entrare nel sistema Noipa, in uso all’Agenzia per gestire i pagamenti. In questo modo erano in grado di manipolare le varie voci, in particolare quella degli emolumenti: le indennità per missioni come trasferte, per esempio, che nessuna delle due doveva affrontare, ma che dall’aprile del 2021 fino al settembre del 2023 sarebbero comparse tra le spettanze nelle rispettive buste paga. I moduli gonfiati venivano poi inoltrati al Ministero del Lavoro a Roma che poi provvedeva all’emissione dei bonifici nei rispettivi istituti di credito.

E’ così emerso che la dipendente ravennate nel corso del periodo preso in esame si sarebbe intascata complessivamente 8.201 euro non dovuti. Attualmente sconosciuto l’importo che invece sarebbe finito nel conto in banca della collega. Le indagini preliminari infatti devono andare ancora a fondo sulle cifre precise, esaminando le entrate bancarie; ed è per questo che l’inchiesta, inizialmente aperta a Ravenna dal sostituto procuratore Silvia Ziniti con l’ipotesi di truffa aggravata perché commessa in danno di un ente pubblico, è stata trasferita per competenza nella Procura in cui ha sede l’istituto di credito che ha erogato gli stipendi.

Smascherate da un collega

A dire il vero, il primo ad accorgersi delle anomalie poi portate all’attenzione dei carabinieri sarebbe stato un collega delle due dipendenti. Avrebbe notato certe “stranezze” negli importi stipendiali della 60enne ravennate, segnalandole alla direzione. Attivate subito le verifiche interne, sarebbero così emerse anche le irregolarità negli accessi e negli stipendi della 54enne forlivese, facendo poi scattare la segnalazione alla Procura e i dovuti provvedimenti disciplinari. A conclusione delle indagini starà poi a entrambe le donne, difese dagli avvocati Giorgio Guerra e Marco Martines, scegliere la più opportuna strada da percorrere per affrontare l’ennesimo scandalo all’Ispettorato del Lavoro.

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