Si lancia con la figlia dal nono piano a Ravenna, la zia: «Noi familiari impotenti, per i medici Giulia non aveva istinti suicidi»

In lacrime davanti alle telecamere del programma televisivo di Rai 2 “Ore 14” Rosetta Berardi Lavatura, zia paterna di Giulia Lavatura, racconta il dramma familiare che ha sconvolto l’intera città. Ieri ha raccolto le forze per ripercorrere il travaglio degli ultimi anni, per spiegare in qualche modo il tragico epilogo culminato nel tentativo di suicidio di Giulia, lanciatasi dal nono piano del condominio in cui viveva con la figlia di 6 anni Wendy e il cane Jessy, entrambe morte nell’impatto. Giulia Lavatura ha lasciato sui social una sorta di lunga confessione sui motivi del gesto, rivelando forti dissapori con la famiglia, ma la zia fornisce altri elementi.
La solitudine
«Giulia aveva dei problemi, il Centro di salute mentale non è stato in grado di seguirla, andava tutti i mesi ai colloqui, il risultato è questo. Non è possibile che una persona malata debba decidere, quando noi della famiglia chiedevamo aiuto ci dicevano che non potevamo decidere per lei e che doveva essere lei a farsi ricoverare. Ma come fa una persona che non riconosce di essere malata? È sbagliato». Di qui la solitudine della famiglia: «Per questo la zia e il padre diventano tiranni. Se i dottori del Csm o gli assistenti sociali l’avessero seguita venendo a casa e capendo il suo stato. Invece la famiglia che ha una persona che sta male in casa è completamente sola e abbandonata».
La malattia
Un racconto rotto spesso dall’emozione per una nipote descritta come una persona «gentile, intelligente, affabile quando sta bene. Quando sta male ce l’ha con le persone che le vogliono bene. Mio fratello la adora». Del passato recente Rosetta Berardi ricorda le difficoltà della gravidanza quando Giulia, impossibilitata ad assumere la terapia, aveva rotto ogni comunicazione con il padre e la zia, ed era andata via di casa ospite di un’amica, Josefa Idem, e poi dopo la nascita della bambina il ricovero al Csm. «Quando non stava bene me ne accorgevo dai messaggi, sono sicura che aveva sospeso la terapia. Giulia ha un disturbo bipolare e gli psichiatri ci dicevano: “non vi preoccupate che non ha istinti suicidi”. La bambina era bellissima e con il nonno era felice. Noi siamo una famiglia numerosa e l’abbiamo supportata. Ha detto cose terribili su di me, poi mi chiedeva scusa. Mi faceva tenerezza». Una situazione complessa, difficile da sostenere. «Da qualche giorno il marito era rientrato dall’estero, non abbiamo mai temuto per la sorte della bambina, era legatissima e affezionatissima alla figlia, era brava. Questa volta non ce ne siamo accorti. Ho guardato tutta la notte le foto di Wendy. Giulia mi fa pena perché quando si renderà conto che la figlia non c’è più non so come finirà, la tragedia continua». E poi l’ammonimento finale a chi si è lasciato andare sui social a giudizi non richiesti e a meschinità varie. «Le persone dovrebbero smettere di dare giudizi bisogna essere dentro alle situazioni per capirle».