Sequestri di patrimonio immobiliare nel Ravennate da parte della Gdf, attraverso prestanome era in mano a camorristi

Ravenna
  • 05 luglio 2024

Investimenti immobiliari sospetti in Emilia Romagna, effettuati da due imprenditori condannati per i loro legami con la camorra e che avevano “fatto spesa” anche nel Ravennate, attraverso aziende intestate a prestanome. La Guardia di finanza di Bologna e il Servizio centrale investigazione criminalità organizzata (Scico) hanno confiscato, con il supporto dei Comandi provinciali di Napoli, Caserta, Benevento e Cosenza, “un ingente patrimonio di società dei settori dell’edilizia e immobiliare, per un valore complessivo di circa 100 milioni di euro, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Corte d’appello di Napoli”. La confisca, spiegano le Fiamme gialle bolognesi, ha colpito i beni di “due imprenditori di origine campana, condannati in via definitiva, a vario titolo, per concorso esterno in associazione per delinquere di tipo camorristico e trasferimento fraudolento di valori, anche aggravato dal metodo mafioso”. Il provvedimento eseguito dal Gico del Nucleo di Polizia economico-finanziaria del capoluogo emiliano è il risultato finale di un’indagine diretta dalla Dda di Napoli e partita dal “monitoraggio di investimenti immobiliari ‘sospetti’ nelle province di Bologna e Ravenna”, investimenti fatti da persone “apparentemente prive di qualsiasi capacità reddituale”. In particolare, dalle indagini è emerso “un complesso di società- formalmente intestate a soggetti compiacenti, ma di fatto gestite dai due imprenditori (che ora si trovano in carcere a Santa Maria Capua Vetere e Secondigliano)- impiegate per operazioni speculative immobiliari al fine, tra l’altro, di agevolare gli investimenti di alcuni clan e il reimpiego di provviste illecite”. In questo modo, ovviamente, i clan realizzavano “ingenti guadagni”, e la sinergia operativa tra imprenditori e sodalizi criminali “ha permesso ai primi di rafforzare il proprio dominio economico e ai secondi di conseguire cospicue risorse da distribuire all’interno dei clan, che reinvestivano nel circuito legale i proventi delle attività immobiliari”.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui