Russi, biglietto alla minore: "Diventiamo amici". 50enne a processo per adescamento

Un bigliettino scritto a mano per presentarsi: “Ciao! Mi chiamo (…) mi piacerebbe diventare tuo amico! Chiamami così ne parliamo e se possibile ci incontriamo. Ciao!”. Di strano, nel messaggio recapitato da uno sconosciuto in un bar di Russi, non è solo la strategia “all’antica”; è il fatto che il mittente fosse un uomo ultracinquantenne, e la destinataria invece stesse attendendo l’ora giusta andare a scuola. Una minorenne, dunque, di circa 40 anni più giovane di lui. Più che strano allora, quanto accaduto nel 2020, è inquietante. Al punto che ora l’uomo dovrà fare i conti con la giustizia, accusato di adescamento di minore. Ieri il giudice per l’udienza preliminare Andrea Galanti lo ha rinviato a giudizio, e il processo inizierà a gennaio del 2024.

La denuncia
L’incontro tra l’uomo e la studentessa, all’epoca nemmeno 14enne, era avvenuto in un bar. Lui, un habitué, l’aveva notata tra gli altri avventori, in quanto accadeva spesso che attendesse insieme agli altri compagni il suono della campanella della prima ora di lezione nella vicina scuola media. Non appena i genitori della ragazzina sono venuti a sapere di quell’approccio dai risvolti inquietanti, hanno sporto denuncia. Non c’è voluto molto per identificare lo sconosciuto: nel biglietto consegnato all’adolescente c’erano tutti i suoi dati. I contatti tra lui e l’adolescente si sono limitati a qualche fugace scambio di battute, circostanza che aveva inizialmente ventilato la possibilità di estinguere il reato con una messa alla prova, affrontando un percorso affiancato da un supporto psicologico.

Più approcci
Non si tratta di un solo episodio contestato. Secondo quanto denunciato dai genitori della minore – accuse poi finite nel capo d’imputazione – l’uomo avrebbe tentato più volte l’approccio con la ragazzina, sempre nei minuti precedenti l’inizio della scuola e sempre nei pressi del locale pubblico. Ne sarebbero venuti a conoscenza, tuttavia, solo quando la figlia aveva consegnato il bigliettino; non un pezzo di carta qualsiasi, ma un biglietto da visita vero e proprio, che riportava nome, cognome, numero di telefono e pure la ditta per la quale l’uomo lavorava. Dettagli di cui ora l’imputato, difeso dall’avvocato Enrico Ferri, dovrà rispondere.
Federico Spadoni

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