Ripercorrere quei due anni di terribili violenze sessuali subite è stato per lei un vero calvario. Ma da venerdì scorso, grazie al suo coraggio, quel 34enne a cui aveva dato un lavoro si trova in carcere. Dopo aver letto la denuncia della giovane ravennate paraplegica, il pubblico ministero non ha atteso un solo istante per chiedere al giudice la misura cautelare in carcere. Così venerdì gli agenti della polizia di Stato sono andati a prelevare l’indagato, accompagnandolo nella casa circondariale di Ravenna per il concreto pericolo che potesse reiterare i reati a lui contestati. Violenza sessuale, maltrattamenti e rapina: sono queste le accuse che vengono mosse nei confronti del 34enne (difeso dal legale Francesco Furnari) di cui non forniamo le generalità per evitare che la vittima possa essere identificabile. La forza di dire basta, la ragazza, l’ha trovata verso la metà di luglio di quest’anno, circa una decina di giorni dopo aver subito l’ennesima violenza da parte del giovane. Quell’ultima infernale serata, ancora una volta, l’indagato l’aveva costretta a soggiacere alle sue perverse voglie, minacciando la disabile che, in caso contrario, avrebbe ucciso il suo compagno. È da quest’ultimo episodio che la donna ha cominciato a raccontare, andando indietro di ben due anni.
L’assunzione
La giovane e quel 34enne, come si legge nell’ordinanza firmata dal gip, si erano conosciuti nel 2018, quando la madre della ragazza aveva deciso di assumerlo come custode e addetto alla manutenzione dell’abitazione della figlia (data la difficoltà della giovane, in quanto paraplegica, ad effettuare tutta una serie di mansioni domestiche). Il rapporto inizialmente tranquillo sarebbe però degenerato circa un anno dopo. Il 34enne, con diversi problemi legati all’abuso di alcol, avrebbe infatti iniziato a violentare la disabile. «Abusando delle due condizioni di inferiorità fisica», scrive il gip, l’avrebbe costretta a subire ogni tipo di atto sessuale (episodi talmente violenti e umilianti da non essere riportabili).
L’arresto
Il rapporto tra i due diventa così un inferno, perché pur di abusare di lei il giovane si sarebbe introdotto più di una volta dentro casa, scavalcando cancelli e passando dalle finestre, quando trovava la porta sbarrata. Per due anni, con la frequenza di due o tre volte al mese, il giovane si sarebbe avventato sulla giovane indifesa. Non solo violentandola, ma anche picchiandola selvaggiamente, fino al punto di trascinarla in mezzo alla strada, abbandonandola lì, senza possibilità di muoversi. In quell’occasione, a soccorrerla, fu il 118 chiamato dai vicini. Una volta le avrebbe sottratto anche 50 euro, da qui l’accusa di rapina. Per anni la vittima si è vergognata di denunciare, poi la decisione di raccontare tutto alla polizia, sperando che l’incubo potesse finire.