Ravenna, ubriaco fradicio alla guida, urta due veicoli in sosta e prende a calci gli agenti: 50enne arrestato

Ubriaco da record, si è messo alla guida con un tasso alcolemico superiore di oltre sei volte al limito massimo. E c’è da chiedersi quanta strada avesse fatto prima di schiantarsi contro due auto parcheggiate. Era sufficiente l’incidente in stato di ebbrezza per far finire nei guai un 53enne ravennate. Quel che è accaduto all’arrivo di una pattuglia della polizia locale gli è costato l’arresto. Non solo è scappato rifugiandosi - manco a farlo apposta - in un pub; quando gli agenti lo hanno rintracciato, li ha presi a sputi e morsi, rendendo così inevitabile l’arresto anche per resistenza.
Schianto da ubriaco
I fatti risalgono alla serata di venerdì. Erano ormai le 20 quando l’uomo, ravennate d’origine e residente in città, ha perso il controllo dell’auto, una Opel, intestata alla sua compagna. A farne le spese sono stati due veicoli in sosta lungo via Ravegnana. L’uomo, praticamente illeso, è sceso. Ai presenti è parso palesemente ubriaco, tant’è che quando gli agenti dell’ufficio Infortunistica sono giunti sul posto, dopo avergli chiesto i documenti, hanno proceduto immediatamente a eseguire l’alcoltest. L’esito da capogiro, sia al primo che al secondo soffio, ha attestato un tasso in crescita, che in quel momento aveva raggiunto i 3,3 g/l. Lui stesso avrebbe ammesso di essere stato alla guida del mezzo incidentato. Quanto è stato il momento di esibire la patente, il 53enne ha tergiversando, cogliendo la prima occasione buona durante i rilievi per allontanarsi cercando di far perdere le proprie tracce.
Morsi e sputi al pub
L’uomo non ha fatto molta strada. E dato il suo stato, cercarlo nel pub più vicino è stata quasi un’intuizione logica. E infatti, dopo avere imboccato a piedi via Renato Serra, si era nascosto al pub Mac Gowan. Quando la pattuglia lo ha raggiunto lui ha negato. “Non ho fatto nulla”. E di fronte agli agenti che gli mostravano i documenti da lui stesso consegnati pochi minuti prima, li ha addirittura accusati di averglieli rubati. Da quel momento in poi è stata un’escalation di aggressività. Prima il conducente si è buttato a terra, iniziando a rotolare su sé stesso, poi ha dato fondo alle offese. Nel frattempo sono giunti i rinforzi. Di fronte agli altri avventori sconcertati, ha avuto il via uno scontro turbolento. Grosso e piazzato, il 53enne si è avventato contro gli operatori per prenderli a morsi, affondando i canini sullo stivale di un agente scelto, per poi aggiungere calci, sputi e gomitate, in un fiume di ingiurie, “m...”, “putt...”, “fascisti al soldo della Meloni”, poi le minacce, “me la pagherete, ve la faccio vedere io”.
In quattro gli agenti che sono dovuti intervenire per placarlo e riportarlo alla calma, invano. Finalmente ammanettato, lui ha opposto resistenza, finché alle 22 circa, ben due ore dopo l’incidente, le pattuglie sono riuscite a portarlo in strada e caricarlo in auto, superando gli ulteriori tentativi di ostacolarli puntando i piedi e frapponendo la testa per impedire la chiusura della portiera.
La notte in camera di sicurezza
Non è andata meglio durante la nottata. Nella camera di sicurezza del comando sono proseguite le ingiurie e le offese, con tanto di sfottò e cantilene offensive. E’ stato anche necessario requisirgli felpa, pantaloni, giubbotto e cintura, per interrompere apparenti gesti di autolesionismo.
Una gestione impegnativa che si è protratta fino all’udienza per direttissima che si è tenuta sabato mattina. Difeso dall’avvocato Sandra Vannucci, il 53enne è comparso davanti al giudice Cosimo Pedullà. Come disposto dal pm di turno Francesca Bugané Pedretti, il vice procuratore onorario Adolfo Fabiani ha chiesto l’obbligo di dimora a Ravenna con permanenza notturna in casa. Il giudice ha tuttavia ritenuto sufficiente l’obbligo di firma ogni giorno, liberando l’arrestato in attesa del processo.