Ravenna, tso in calo nonostante il coronavirus

RAVENNA. In un’emergenza è importante pensare soprattutto ai più deboli. Ma capita che questi sappiano dimostrare una resilienza inaspettata. E magari, “complice” la rimodulazione di un servizio sanitario che trova il modo di continuare a stare loro vicini, si evidenzia un dato che poteva risultare inaspettato. A Ravenna calano i Tso, ovvero i trattamenti sanitari obbligatori. Rispetto al primo trimestre dell’anno scorso sono praticamente dimezzati. E quest’anno i malati psichici hanno dovuto far fronte allo stress da quarantena.

Mantenuta l’attività
Questo a fronte di notizie che si rincorrono su altre zone del Paese dove questo indicatore (per nulla esaustivo) del disagio vede numeri in ascesa. Roberto Zanfini, direttore del servizio psichiatrico di diagnosi e cura dell’ospedale di Ravenna, analizza questa statistica su vari fronti: «Da un lato il livello esistente di servizio si riorganizza, trovando nuove modalità di azione durante questa emergenza sanitaria – spiega il medico in forze all’Ausl Romagna –. D’altro canto, pur tenendo conto che i malati psichici possono essere una porzione di cittadinanza più esposta agli effetti collaterali di questa situazione, talvolta danno prova di una capacità ragguardevole di trovare risorse interiori utili a far fronte a stress imprevisti». Zanfini spiega infatti che a livello territoriale «non si è verificata una chiusura, ma una modificazione di come vengono erogati i trattamenti. C’è stato quindi, con differenze sugli orari e sulle modalità, un mantenimento della gestione – spiega il direttore di Psichiatria –. E questo ha fatto sì che non si sia rilevato un aumento delle ospedalizzazioni né di interventi di emergenza».

I numeri
E anche l’area ricovero ha cambiato prassi, ma rimane in moto: «Abbiamo cercato di intensificare, accelerare i processi di cura, mantenendo i rapporti coi familiari». E i numeri per ora rassicurano: «I Tso erano già in calo: nel 2019 eravamo tornati sotto alla soglia dei cento ricoveri forzati all’anno – approfondisce Zanfini –. L’anno scorso però, al 24 marzo 2019, erano 29 i Trattamenti sanitari obbligatori disposti. Quest’anno, alla medesima data, sono 16. Riteniamo sia un risultato attribuibile all’aver migliorato i sistemi di cura, motivando i pazienti a trattamenti che prevengono queste situazioni eccezionali. Consideri che comunque noi, qui a Ravenna, non sottoponiamo i pazienti a contenzione».
Al momento quindi si registra una tenuta del sistema, sperando «che l’emergenza non si protragga eccessivamente, come ovvio – conclude il direttore del servizio psichiatrico ravennate –. Ai pazienti e alle famiglie comunque ribadiamo: i servizi sono aperti. Loro sanno che è possibile telefonare e si può valutare un intervento di guardia medica o di attivazione del pronto soccorso, con tutte le attenzioni del caso. E anche il Centro di salute mentale è attivo».

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