Ravenna, presidio antifascista ai Giardini Speyer: “Serve un progetto serio di accoglienza”




RAVENNA - Dopo le tensioni del 19 luglio, quando un presidio non autorizzato promosso dal padre del ragazzo accoltellato in piazza Duomo, Francesco Patrizi, aveva suscitato forti polemiche, i Giardini Speyer, nei pressi dalla stazione ferroviaria, hanno ospitato un secondo appuntamento pubblico. Questa volta, però, all’insegna della calma. A promuoverlo è stato il neonato comitato La Ravenna Antifascista, creato proprio in risposta a quella che gli attivisti definiscono “una ronda fascista”. Alla manifestazione, regolarmente comunicata alla Questura, hanno preso parte circa settanta persone, tra cui la consigliera comunale del Pd, Fama Lo, il candidato dem Gerardo Lamattina e Gianfranco Santini di Potere al Popolo. Le forze dell’ordine, in particolare la Polizia di Stato, erano presenti in discreto numero, ma non si sono registrati momenti critici.
L’assemblea ha voluto essere un momento di contro-narrazione e riflessione politica. A prendere la parola c’è stata anche Raffaella Veridiani, in rappresentanza del comitato e della sinistra radicale, che ha ricordato come già il 19 luglio alcune persone avessero espresso dissenso verso una manifestazione definita “pacifica”, ma che nei fatti ha mostrato un volto ben diverso. «Quando ci siamo ribellati a toni e contenuti razzisti – ha spiegato – sono partite minacce e insulti. E mentre noi venivamo accerchiati, la manifestazione, pur non autorizzata, è proseguita senza ostacoli. Se fosse accaduto a parti invertite, sappiamo bene che le forze dell’ordine ci avrebbero sgomberati in pochi minuti».
Veridiani ha criticato l’idea stessa della ronda, evocando episodi passati legati a Casa Pound e Forza Nuova, e sottolineando le responsabilità politiche e istituzionali. «Nessuno nega che ci siano problemi reali, ma la risposta non può essere una giustizia fai da te, tanto più se veicolata da un linguaggio violento e discriminatorio. Serve un progetto serio sull’accoglienza, sui minori non accompagnati, sui territori. E invece siamo di fronte all’assenza totale delle istituzioni».
Rabbia anche per gli attacchi ricevuti dopo la convocazione dell’assemblea antifascista. «Appena abbiamo lanciato l’iniziativa, sui social sono arrivate nuove minacce e offese. Questo clima è frutto di una politica che semina odio. Nessuno dovrebbe essere accoltellato, ma chi oggi parla di armi e sicurezza dimentica che usare il coltello invece del cervello è sempre un fallimento. La repressione e l’abbandono sociale generano un terreno fertile per la propaganda dell’odio».
Sul banco degli imputati, secondo il comitato, c’è infine anche il silenzio delle istituzioni. «Quando queste non si esprimono contro chi inneggia a Casa Pound o Forza Nuova – ha concluso Veridiani – allora quel silenzio diventa complicità. Noi non ci stiamo. Il fascismo non passerà».