Ravenna, presentato “Sottocasa”, percorsi artistici e sociali attorno al quartiere Darsena

RAVENNA - “Un’avventura di periferia”, è così che Sottocasa, il festival di percorsi artistici in quartieri periferici di Ravenna viene definito dai suoi organizzatori. L’evento, giunto alla sesta edizione, inizierà il 31 maggio e si concluderà il 20 giugno nei quartieri Darsena Gulli e San Giuseppe e Farini, è un insieme di eventi di fotografia, teatro, podcast e cinema che ha l’obiettivo di “dare un’immagine diversa di persone ed edifici di periferia e sensibilizzare ed invitare le istituzioni a rinnovare queste zone con i propri fondi e non con i canoni di chi le abita”, afferma Lina Taddei presidente dell’Acer di Ravenna che collabora con il festival. L’organizzatrice Silvia Savorelli, presidente di Sguardi in camera, ha spiegato che “le azioni artistiche sono nate da quartieri difficili e sono state poi prodotte da professionisti”.
La realizzazione del progetto è stata possibile anche grazie all’Accademia Marescotti e a Paola Baldini, regista di “Voci” uno spettacolo teatrale i cui protagonisti (i ragazzi dell’Accademia) sono entrati in stretto contatto con gli abitanti della periferia per farsi portatori delle loro storie. “Nelle mostre al chiuso si crea una barriera esclusiva”, spiega Walter Costa, fotografo di Tiratura, “per questo motivo, abbiamo deciso che le mostre di Sottovoce saranno gratuite e all’aria aperta”. Inoltre, per i suoi progetti Costa ha deciso di coinvolgere tutte le persone “che non fanno parte della bolla della fotografia, i non professionisti”.
Grazie a questo è nata “In/tensione”, una mostra di fotografia en plein air realizzata dai giovani della periferia e “Amore oltre i limiti”, un fotoromanzo creato insieme ai ragazzi del centro giovanile Quake. Quella di Costa, però non sarà l’unica esposizione prevista nel progetto perché il 2 giugno si terrà l’inaugurazione della mostra “Come sono arrivato qui?” organizzata da Andrea Caccìa, che ha voluto concentrarsi sul racconto dei profughi bosniaci arrivati in Italia negli anni ‘90 che adesso vivono qui. Da ricordare anche il progetto ”Album di famiglia”, con le fotografie degli abitanti dei quartieri che hanno aderico all’ultima campagna di raccolta.
Durante il festival, ci sarà anche un evento di Gioia Gattamorta, architetta, che spiega: “L’architettura è una scienza sociale e Sottocasa serve per superare i pregiudizi che le persone hanno nei confronti degli abitanti del quartiere Lanciani Trieste (nome storico del Darsena Gulli), uno dei quartieri più belli della città che - secondo Gattamorta - rappresenta l’emancipazione dei cittadini ravennati”. L’architetta aggiunge: “Per la sesta edizione di Sottocasa, abbiamo pensato a “Ri-conosciamoci nella piazza” eventi per restituire piazza Giovanni XXIII alla comunità, liberandola dal parcheggio”.
Daniele Franza