Ravenna, più infortuni e meno denunce: l’altra faccia del superbonus 110

Ravenna

C’è un dato, eminentemente ravennate, che scuote il mondo del lavoro all’indomani della strage avvenuta a Suviana. Confronta gli infortuni avvenuti nei primi due mesi del 2023 con quelli delle prime due mensilità del 2024: sono 1052 oggi, contro i 965 dello stesso periodo di un anno fa. Quasi cento in più, con un secco ⁺9%: «La maggiore preoccupazione viene dal fronte dell’edilizia, che assieme a quello dell’agricoltura è il meno controllabile. Nel post-pandemia e in corrispondenza con la crescita avvenuta con il Superbonus 110 sono aumentate a dismisura distorsioni che rendono il contesto molto rischioso». A lanciare l’allarme è Antonio Pugliese, segretario provinciale di Feneal Uil. E’ lui a scorrere i dati e a ricostruire, numeri alla mano, «alcuni fenomeni ben presenti, che sono sotto gli occhi di chi si occupa del settore».

L’ascesa del comparto

Pugliese parte da «una crescita generale dell’ambito delle costruzioni, come testimoniano i numeri: i lavoratori nel Ravennate oggi impiegati in quel contesto sono oggi 3512. Erano 2617 prima della pandemia, nel 2019. Sempre più in piccole imprese, sempre meno strutturate». Ci sono alcune caratteristiche che però vanno focalizzate: «Cresce l’incidenza di stranieri, oggi sono 1813 su quei 3514, ossia il 51,62 per cento. Nel 2019 erano 1050, e rappresentavano il 40%». Non solo quindi cittadini nati all’estero, ma anche più anziani: «La media di età oggi delle persone in cantiere è di poco meno di 45 anni. Peraltro con gli italiani che sono normalmente più giovani (43 anni la media), rispetto a chi non è nato nel nostro Paese (48 anni)», aggiunge Pugliese. Questo porta i sindacati ad osservare due elementi, particolarmente pericolosi in ambito sicurezza: «Registriamo, nel momento in cui poi i lavoratori riscontrano problemi, un’incidenza inquietante di persone che superati i 50 anni nascondono malattie professionali. Semplicemente perché non vogliono risultare meno competitive nel mercato del lavoro – prosegue il segretario Feneal -. Contemporaneamente peraltro, vista la grande difficoltà di trovare professionalità adatte, le aziende sono ben contente di tenere lavoratori anche anziani, benché presentino difficoltà oggettive a eseguire mansioni pesanti. L’edilizia è usurante, dovremmo riconoscerlo».

La presenza strisciante del nero

La stagione post Superbonus restituisce un settore incattivito sul fronte dei diritti e dei rapporti: «Moltissimi lavoratori rinunciano a tutele perché, nella grande ricerca di maestranze che esiste, preferiscono un uovo oggi rispetto alla gallina domani. Si fanno pagare fuori busta – esemplifica Pugliese – poi quando si origina una evidente lesione dei diritti non denunciano, ma vanno altrove. Questo amplifica la precarietà e anche i rischi in cantiere». Il segretario Feneal però, nel motivare la sua affermazione, non prende solamente «la cartina di tornasole dei dipendenti che arrischiano effettivamente una vertenza», bensì un indicatore ben chiaro: «E’ incredibile come nella nostra provincia, che abbiamo visto riscontrare un’età media dei lavoratori molto alta, quasi tutti i lavoratori sono inquadrati nei primi tre livelli contrattuali – scorre i dati Pugliese -. Un terzo di loro, ben 1159, sono al primo livello, e comunque hanno una media di 39 anni». In pratica, ben 2969 lavoratori nel Ravennate dei 3512 totali sono inquadrati nei primi tre livelli, solo 20 sono al sesto: «Un’anomalia statistica – prosegue il sindacalista Uil – che ha una motivazione molto pratica. Ti inquadro al livello contrattuale più basso, e il resto te lo conferisco fuori busta, con il saltare delle tutele che esso comporta. Si rincorre il profitto e la prima ad essere sacrificata è la sicurezza».

I numeri degli infortuni

Se gli ultimi aggiornamenti, disponibili grazie agli open data Inail, si rifanno alle recenti prime due mensilità del 2024, quelli più analitici di settore sono derivati dalla Cassa edile: «Nel solo ambito delle costruzioni, nel 2021 si registrarono 398 infortuni. Nei dodici mesi successivi, anno 2022, si balzò a 454», rileva Pugliese. Il trend è quindi in aumento: «Sappiamo che la possibilità di controllo oggi in Italia, vista la mancanza di personale negli enti preposti, è di una volta ogni 15 anni. Questi dati però – conclude il segretario Feneal – dovrebbero farci ragionare, e anche aiutarci a orientare meglio le ispezioni».

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