E’ «incapace di intendere e volere» per via di un trauma cranico subito in passato che lo rende «disinibito e aggressivo» e che si somma a un disturbo legato all’uso di sostanze stupefacenti. Ed è anche da considerarsi «persona socialmente pericolosa», pur in «forma attenuata», che potrebbe «essere controllata» con un trattamento al Centro di salute mentale.
Questo l’esito della perizia psichiatrica affidata al dottor Roberto Zanfini nei confronti di un ragazzo di 33 anni di San Bartolo, arrestato lo scorso agosto con l’accusa di maltrattamenti in famiglia. La relazione è stata acquisita ieri nel corso dell’incidente probatorio tenuto davanti al giudice per le indagini preliminari Janos Barlotti e al sostituto procuratore Francesco Coco.
L’uomo era già gravato da un divieto di avvicinamento alla casa dei genitori. Tuttavia, la scorsa estate il provvedimento cautelare non è servito a evitare l’ennesima lite. Sono volati schiaffi al volto del padre e della madre, che non hanno avuto alternative se non chiamare i carabinieri.
All’esito dell’udienza di convalida il 33enne, difeso dall’avvocato Eleonora Sgrò, si era avvalso della facoltà di non rispondere. Parallelamente è stata intrapresa la ricerca di una realtà che potesse occuparsi del suo recupero aiutandolo ad uscire dalla spirale della dipendenza da sostanze stupefacenti. Il mese successivo è stata disposta la perizia psichiatrica per capire se il 33enne sia capace di intendere e di volere.
Ieri la relazione è stata depositata con le conclusioni redatte dallo psichiatra, che danno atto di una problematica vissuta da mesi dai familiari. Già nella scorsa primavera infatti l’uomo aveva chiuso un analogo procedimento a suo carico con un patteggiamento.
La sentenza non era bastata a limitare le angherie. Dopo l’ordine di allontanamento dalla casa familiare, le richieste di denaro per procurarsi stupefacenti erano andate avanti anche a distanza, dal motel nel quale il 33enne si era trasferito. Fino all’episodio costatogli il carcere.
Ora la perizia psichiatrica fornisce un quadro più ampio della causa di tali comportamenti violenti ai danni dei genitori. Il fascicolo torna così alla Procura, che dovrà decidere sull’eventuale avviso di conclusione delle indagini preliminari e sulla possibilità o meno di chiedere il rinvio a giudizio.