Ravenna, permessi di soggiorno a peso d’oro: multa milionaria, 15 anni a madre e figlia

In due quasi 15 anni di carcere e oltre un milione di euro di multa. Una sentenza pesante, addirittura superiore a quanto chiesto dalla Procura. Si chiude così il procedimento penale in primo grado per i finti contratti di lavoro propinati a stranieri in cerca di permessi di soggiorno e disposti a pagare pur di ottenere un’occupazione, impiego che confidavano avrebbe segnato una svolta alle loro vite. Ieri il processo davanti al collegio penale presieduto dal giudice Antonella Guidomei (a latere Cosimo Pedullà e Natalia Finzi) per quelle false speranze ha portato alla condanna di madre e figlia, la 64enne Lia Apostoli Monti e la 32enne Maria Antonietta Apostoli Monti: 8 anni e 11 mesi per la prima più 666mila euro di multa per la prima, 6 anni e 450mila euro per la seconda.

Uno solo tra i 23 extracomunitari che secondo l’accusa furono raggirati si è costituito parte civile: a lui il il collegio ha disposto un risarcimento di 7mila euro oltre a 4mila euro di spese legali. Soddisfatto il difensore dello straniero, l’avvocato Andrea Maestri: «Giustizia è fatta - commenta a caldo - per uno dei reati più odiosi perché agito in danno di persone inermi e indifese come i cittadini stranieri che aspirano ad avere un regolare permesso di soggiorno in Italia dopo essere spesso fuggiti da guerre e povertà estrema».

Finte professioni

Colf, badanti, addetti al volantinaggio, ma anche professionisti del web marketing o informatici: risultavano formalmente assunti, ma solo sulla carta, senza un reale contratto. L’obiettivo era ottenere il permesso di soggiorno regolarizzando la propria posizione, o far arrivare in Italia i familiari; un miraggio per cui erano disposti a sborsare migliaia di euro a chi prometteva scorciatoie per presentare le domande. A fornire quei “servizi” era l’agenzia AEmme di via Cesarea, chiusa nel dicembre 2022, quando le titolari - madre e figlia, appunto - furono arrestate insieme al 76enne Marcello Frassineti, poi finito al banco degli imputati insieme ad altri due presunti datori di lavoro fittizi, Salvatore Fiume, 35 anni, e Abdihamid Ibrahim, 31 anni (difesi dagli avvocati Carlo Benini e Martin Benini, mentre le titolari erano assistite dall’avvocato Massimiliano Baietta del foro di Rimini). Nei confronti dei tre, i giudici si sono pronunciati con sentenza di assoluzione.

Le denunce degli stranieri

L’indagine muove dalle denunce presentate da diversi extracomunitari che, a partire dal 2020, si erano rivolti all’agenzia AEmme, dove madre e figlia offrivano consulenze per stranieri. L’agenzia trasmetteva online le istanze sul portale del Ministero dell’Interno inserendo dati fittizi per superare i primi controlli ed essere accolte in base al “Decreto flussi” o al “Decreto emersione”. Incassato il denaro (fino a 4mila euro per pratica) molte pratiche - se non tutte - venivano respinte, lasciando gli stranieri senza permesso e senza soldi. Proprio l’alta percentuale di richieste anomale ha insospettito gli uffici competenti, scoperchiando un vaso di pandora che ora si è concluso con le maxi condanne.

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