Ravenna, nuovi pensionamenti tra i medici di base

RAVENNA - A gennaio 8 medici del comprensorio di Ravenna, Cervia e Russi lasceranno il loro incarico, quasi tutti per pensionamento, tra cui anche uno dei professionisti contrario alla vaccinazione Covid, finito al centro di alcune polemiche nei mesi scorsi. Cesseranno l’attività anche alcuni professionisti nel Faentino e nel Lughese. Il 2023 si aprirà quindi con il turnover tra i medici di famiglia. A fare il punto della situazione è Mauro Marabini, responsabile del Dipartimento cure primaria di Ravenna: «Siamo in un momento in cui è molto difficile fare una programmazione, i medici possono andare in pensione a 62 anni, se ne hanno 35 di contributi, a 68 o a 70. C’è quindi una finestra di quiescenza molto lunga che impedisce di sapere per tempo quanti colleghi andranno in pensione un determinato anno». Secondo Marabini questo è un «periodo di assestamento» dovuto ad una «gobba demografica» della professione e la situazione dovrebbe migliorare nel giro di un anno. L’età media dei medici è piuttosto alta e il ricambio non è rapido, spiega, «non solo per la lunghezza del corso di studio ma anche per via di alcuni rallentamenti dei tempi di assegnazione». La situazione al momento è comunque «abbastanza in equilibrio» anche grazie all’aumento del numero massimo di assistiti per singolo medico.

Le difficoltà comunque non mancano: «Di certo c’è una riduzione del numero di medici di base: tre anni fa erano 30 in più. Il Covid ha dato un duro colpo soprattutto ai professionisti più anziani che lavoravano da soli. Una mano ce la darà la scelta della Regione di aumentare i posti di specializzazione per medici di medicina generale, portandoli ad oltre 300». Un altro punto a favore della sanità territoriale è il fatto che i posti disponibili possono essere coperti da neolaureati a differenza di quanto avviene nei reparti ospedalieri. Sono aumentati, però, anche gli incarichi provvisori: «Ne abbiamo 23 al momento, qualche anno fa non ne avevamo. Il turnover in questo caso è altissimo: su una posizione abbiamo avuto tre medici nel giro di tre mesi. Essendo incarichi appunto provvisori, i professionisti che li accettano non hanno vincoli e possono lasciare senza troppo preavviso».

Quelli provvisori sono incarichi che gravitano soprattutto sul forese «dove è più difficile trovare figure disposte a coprire un incarico. La maggior parte preferisce lavorare in città, è una tendenza che si riscontra non solo a Ravenna ma ovunque. Così nelle frazioni compensiamo con la medicina domiciliare e le case di cura». Il resto lo fa la telemedicina e la smaterializzazione delle ricette: «Forse – ragiona Marabini – nella sanità sta accadendo un po’ quello che avviene con le banche: il digitale sta sguarnendo i paesi». Inoltre sempre meno camici bianchi accettano di aprire un secondo studio nelle frazioni: «Ormai nessuno viòe più dividersi tra due ambulatori». Le difficoltà insomma non mancano ma Marabini resta fiducioso: «Credo che tra case di cura, telemedicina e aumento del numero massimo di pazienti il sistema della sanità territoriale reggerà, anche se sarà molto diversa da quella che conoscevamo».

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