Ravenna, nuove strategie per la Darsena di città

Ravenna
  • 19 dicembre 2025

RAVENNA - Nel 2026 vedrà la luce il piano urbanistico generale e in esso troveranno posto anche le nuove strategie per la rigenerazione della Darsena di città. Mentre con fatica a Palazzo Merlato procede la fase di discussione delle osservazioni, nei prossimi mesi sono attesi alcuni interventi, capaci di modificare l’attuale desolato scenario fatto di aree abbandonate, di edifici industriali dismessi e labenti, di fabbricati non vincolati che ad uno ad uno scompaiono in silenzio per far posto ad anonime nuove funzioni. Le prossime mosse sono attese in destra Candiano a partire dal nuovo centro commerciale con spazi verdi e residenziale che troverà posto nel comparto della ex Cmc, acquisito da Cia Conad. La cooperativa muratori cementisti, nata nel 1909 è stata acquisita da Alpha General Contractor e dopo oltre un secolo lascia la Darsena di città per spostare i propri uffici a Mezzano. L’architetto faentino Alessandro Bucci curerà il progetto che prevede la trasformazione della storica sede di Cmc in una galleria commerciale con funzioni di servizio, parcheggio interrato e percorsi ciclopedonali. Incerta la sorte del vicino ex magazzino Sir, ormai noto come Sigarone. Nelle previsioni appaiono anche edifici ad uso residenziale, ma questa non sarà la destinazione d’uso prevalente della Darsena, così come immaginata nel Pug.

Le azioni strategiche immaginate per la rigenerazione dell’area partono dall’idea di procedere in sintonia con il vecchio piano operativo comunale stimolando il riuso del patrimonio industriale dismesso, incentivando insediamento di strutture dedicate al cohousing, al turismo ed alla ricettività. In sinistra rimane la suggestione di realizzare «un campus non solo universitario corredato di tutti servizi necessari (compresi studentati, attività commerciali, strutture miste dedicate al cohousing, al coworking, spazi sportivi, residenze destinate agli studenti ma anche ai lavoratori di ogni ambito». Le funzioni ammesse in ambito abitativo riguardano quindi residenze brevi, convitti, ostelli, residenze speciali quali Erp e altre tipologie di Ers (seniorhouse, studenthouse, cohousing). E ancora funzioni turistico ricettive con alberghi, spazi congressuali, impianti sportivi; funzioni direzionali, di servizio, con sedi di attività culturali, religiose, ricreative, sanitarie pubbliche e private; destinazioni commerciali e produttive nell’ambito della ricerca e dell’artigianato. Gli edifici di archeologia industriale dovranno essere conservati.

«Il Poc Darsena – spiega l’assessore all’Urbanistica Massimo Cameliani – è decaduto nel 2020, il Pug una volta approvato nel 2026 renderà più semplice la rigenerazione degli spazi con un Masterplan che promuove la presenza di spazi pubblici. Il privato potrà operare con permessi di costruire convenzionati o con accordi operativi, inoltre sono state ridotte le aree minime di intervento in modo tale che gli investitori possono operare anche singolarmente e non più in associazione forzata con i proprietari confinanti». Resta da capire cosa ne sarà dell’area di 10 mila mq che ospitava la Darsena PopUp per la quale sembra tramontare l’ipotesi di un albergo mentre si attendono nuovi sviluppi e quando vedrà la luce lo spazio dell’Orangerie, nuovo “hub di rigenerazione” del Comune andato in gestione a Maria Silvia Pazzi fondatrice di Regenesi e della startup RegensTech e ad Alfredo Montanari amministratore della società Lamone che dovrebbe ospitare laboratori creativi nel segno della sostenibilità e innovazione.

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