C’è grande incertezza attorno alla regolarità degli autovelox e, di conseguenza, sulle entrate legate alle multe. Sebbene a parole spesso il problema venga minimizzato, quella degli autovelox non omologati secondo i criteri imposti dal Ministero sta creando diversi grattacapi ai tecnici alle prese con i bilanci preventivi dei prossimi anni. Così la Provincia, che negli ultimi anni ha visto gli incassi legati alle multe diventare una fetta considerevole delle sue entrate, ora prevede al ribasso la cifra per il 2026: da 3,3 a 3 milioni di euro.
Non lascia troppo spazio ad interpretazioni anche la relazione che si trova nel bilancio previsionale 2026 da poco licenziato dall’ente. Accanto al «fisiologico calo legato alle politiche per la sicurezza», i tecnici citano in modo molto più dettagliato il problema legato ai velox. Il decreto ministeriale, datato 11 aprile 2024, «ha introdotto norme più restrittive di quelle con cui sono finora state installate le apparecchiature e a cui dovranno essere adeguate anche quelle già esistenti». Il nodo, che non riguarda ovviamente solo la Provincia di Ravenna, è nella differenza tra la procedura di “approvazione” e quella di “omologazione”. La prima è quella utilizzata sinora e prevede in sintesi che i velox siano “approvati” dal Ministero e messi in strada.
L’omologazione introduce verifiche tecniche più stringenti.
Molti enti locali sostengono che lo Stato, pur avendo introdotto questo restringimento delle norme, non abbia però chiarito la procedura per omologare i velox. E’ la posizione della Provincia: «Al momento la procedura di approvazione è l’unica prevista e non è normativamente possibile effettuare la procedura di omologazione e questo potrebbe mettere a rischio l’utilizzo degli strumenti di rilevazione della velocità su tutta la rete provinciale non riguardando solo quelli gestiti dalla Polizia Provinciale ma tutte le installazioni esistenti». Le conseguenze pratiche potrebbero però farsi sentire: «Di conseguenza potrebbe verificarsi l’eventualità, che nel prossimo futuro sia necessario disattivare le strumentazioni esistenti comportando, da un lato, un serio rischio per la sicurezza stradale in quanto la velocità rimane una delle cause principali dell’infortunistica stradale e, dall’altro, conseguenze da valutare sulla ripartizione delle risorse».