Ravenna, negli enti pubblici lo smart working va ancora di moda

Nuove esigenze dei lavoratori e volontà di risparmio energetico: dopo la chiusura ufficiale della crisi pandemica lo smart working resta di moda. Ora fino al 20% può fruirne nel Comune di Ravenna e circa il 40% lo utilizza alla Camera di Commercio di Ravenna. Ed in generale se ne struttura l’utilizzo, per tutte quei profili lavorativi per cui il lavoro da casa è possibile. «Dopo che l’abbiamo sospeso per l’emergenza data dalla pandemia, abbiamo iniziato a sperimentarne l’utilizzo per quei dipendenti che avevano posizioni compatibili. E in seguito, con un accordo sottoscritto dalle rappresentanze sindacali, ne abbiamo codificato l’utilizzo». A ripercorrere il cammino che ha reso il lavoro da casa strutturale è l’assessore al personale, Giacomo Costantini, che spiega come «a marzo una fetta cospicua dei dipendenti ne fruisce. Certamente non è possibile per i circa 200 poliziotti o i 300 insegnanti. Per questi, la formazione può essere effettuata a domicilio con strumenti digitali. L’attività però è necessaria in presenza». Per questo, considerate la divisione delle mansioni fra i dipendenti, Palazzo Merlato ha stabilito, concordando la prassi coi sindacati, che un massimo del 20% dei lavoratori in forze al Comune potranno fare smart working. Circa 90 persone, pertanto. Al di fuori di questa quota quindi, nella facoltà di poter lavorare da casa senza venir conteggiati nella percentuale, sono i lavoratori fragili. Che porta il potenziale di assunti dal Comune in smart working ad un massimo di cento: «I lavoratori con patologie o problemi che li rende vulnerabili possono lavorare da casa – spiega Costantini –. Gli altri concordano con il dirigente l’utilizzo dello smart working che deve comunque evolvere in una nuova metodologia di lavoro, mano a mano che diventa strutturale».