Ravenna, morto suicida in carcere a 23 anni “Era a rischio e nessuno se n’è accorto”

Ravenna
  • 05 giugno 2024

“Giuseppe era un continuo voler morire. Mi chiedeva di portarlo in Svizzera per l’eutanasia, poi c’erano stati i precedenti tentativi di suicidio. Vorrei capire come mai nessuno se n’è accorto”. Nelle parole di Elisabetta Corradino c’è il dolore straziante di una madre convinta che la tragedia che le ha strappato via il figlio si sarebbe potuta evitare. Era il 16 settembre del 2019 quando Giuseppe Defilippo, 23 anni, già seguito dal Sert e dal Centro di salute mentale, fu trovato dalle guardie del carcere di Ravenna impiccato in cella con un cappio rudimentale dopo circa un mese dall’arresto. Pochi giorni prima, l’ultima visita medica a cui era stato sottoposto aveva abbassato il rischio suicidio da medio a lieve, riducendo così i controlli. Ed è per questa ragione che lo psichiatra di Port’Aurea, 66enne difeso dagli avvocati Guido Maffuccini e Delia Fornaro, sta affrontando il processo per omicidio colposo. Sul caso era stata inizialmente chiesta l’archiviazione del fascicolo aperto contro ignoti; ma l’opposizione presentata dalla madre del ragazzo (parte civile con gli avvocati Marco Catalino e Marco Martines) aveva portato il giudice per l’udienza preliminare Andrea Galanti a disporre nuove indagini confluite nel rinvio a giudizio dello specialista, citando come responsabile civile pure l’Ausl (in quanto lo psichiatra è medico accreditato con l’azienda sanitaria) e l’assicurazione del dottore. Così ieri il processo è entrato nel vivo davanti al giudice Michele Spina, con le accuse mosse dal sostituto procuratore Silvia Ziniti.

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