Ravenna, morì per la caduta di un masso: "Mancanze nella sicurezza"

Ravenna

RAVENNA - Dopo le richieste di condanna formulate a gennaio dalla Procura di Chieti per il sindaco di Fara San Martino, Carlo De Vitis, il responsabile dell’ufficio tecnico comunale, Enrico Del Pizzo, l’allora legale rappresentante del Parco nazionale della Majella, Claudio D’Emilio, e l’ex direttore dello stesso ente, Luciano Di Martino, ieri è stata la volta della parte civile, l’avvocato Davide Baiocchi con la figlia e altri familiari (assistiti dal collega Filippo Zamponi) nel processo per la morte della moglie, Sandra Zanchini, scomparsa a 56 anni nell’estate del 2019 a causa dei traumi riportati dopo essere stata colpita da un masso franato mentre si trovava per un’escursione nelle gole del Comune abruzzese. L’avvocato Zamponi ha così esposto le convinzioni sempre manifestate da parte della famiglia della donna, e cioè che che vi siano state «mancanze» da parte degli imputati, e in particolar modo quelli riferibili all’Amministrazione, in merito a «verifiche, prevenzione e messa in sicurezza» del percorso escursionistico. Mancanze che, sempre a detta della parte civile, sarebbero consistite anche nell’assenza di un’adeguata risposta manutentiva a fronte di una una «pressione turistica in costante aumento». E tali negligenze, ha sostenuto ancora la parte civile, sarebbero andate di pari passo con la consapevolezza che «quel luogo era già stato interessato in precedenza da cadute di massi». Non a caso, dopo la tragedia furono apposti cartelli e segnaletica per gli escursionisti. Oltre alla parte civile, a prendere la parola ieri sono stati anche gli avvocati difensori per le arringhe: da parte loro argomentazioni diverse ma la stessa richiesta, quella di una sentenza di assoluzione. Per la difesa del primo cittadino di Fara San Martino, in particolare, il decesso della 56enne ravennate sarebbe stato un fatto accidentale determinato da condizioni meteorologiche sfavorevoli e dalle caratteristiche naturali del territorio. Quinto imputato è Simone Barletta, la guida che nel giorno del dramma aveva accompagnato il gruppo di cui facevano parte Zanchini e Baiocchi nella gita organizzata dall’associazione Trail Romagna: per lui la Procura stessa aveva chiesto l’assoluzione nella precedente udienza, e ieri il suo avvocato ha spiegato come il livello di difficoltà del percorso su cui si è verificato il dramma fosse adatto a persone anche poco esperte e famiglie, non richiedendo quindi l’assunzione di particolari precauzioni. La sentenza è prevista per la fine del prossimo mese, salvo eventuali repliche delle parti.

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