Approvato il bilancio preventivo con il voto contrario dell’opposizione, il capogruppo di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi, torna sui conti e in particolare interviene su spese ed entrate, sui servizi a tariffa e sugli investimenti in opere pubbliche. Per Ancisi si tratta di un bilancio «che grava sulle tasche dei cittadini» e contesta la lettura della maggioranza che invece imputa ai maggiori costi dei servizi e ai tagli introdotti dal governo centrale ogni colpa. Le entrate e le spese previste per il 2026 ammontano a 206 milioni di euro, per il capogruppo si parla di 12,8 milioni e 6,6% in più rispetto ai 193,2 indicati nel precedente bilancio sull’anno entrante. E sempre in termini di previsione «i trasferimenti dalle amministrazioni centrali al Comune di Ravenna previsti per il 2026 ammontano a 24,1 milioni contro i 20,5 del 2025. E i trasferimenti totali da soggetti esterni sono pari a 44,7 milioni contro i 40,5 previsti nel 2025: 4 milioni e 10,3% in più».
Sul capitolo tasse, l’incasso previsto nel 2026 è di 106,9 milioni, contro la previsione di 100,1 fatta nel 2025, con una crescita di 5,8 milioni e del 6,8%. Per l’Imu, il traguardo indicato è 57,6 milioni di euro, mentre se ne prevedevano 52,2 nel 2025. A tutto questo Ancisi aggiunge una nota amara sulle entrate attese dai permessi di costruzione, che ammontano 4,24 milioni per il 2026; 5,6 per il 2027 e 5,1 per il 2027. «Neppure il nuovo Piano Urbanistico Generale (Pug) frenerà le smodate cementificazioni del territorio ravennate avvenute negli ultimi vent’anni». Invariate le entrate dalle multe, circa 13,5 milioni, ma Ancisi sostiene che arrivano soprattutto da autovelox, «tutti privi di omologazione, quindi sono annullabili ricorrendo al Giudice di Pace». Per quanto riguarda i servizi a domanda individuale, la gestione delle aree di sosta frutta il doppio delle spese (3,20 milioni di euro contro 1,56), quando l’insieme delle entrate tariffarie copre appena il 31,6% delle spese.
Caso limite la piscina comunale che costa 754,3 mila euro e dalla quale si ricava 14 mila euro, pari al 2%; e il Mar che ha spese per 1,8 milioni di euro e incassi per 140 mila euro, cioè il 6%. «Con la gestione Spadoni è stato tra i primi in Italia, ora è un museo di provincia». Infine gli investimenti con i 100 milioni di fondi Pnrr dei quali «la città non si è accorta». E il piano triennale: «Con una previsione di spesa di 252 milioni nel periodo 2026 – 2028 si ha la pretesa di uno scarto di qualità. Peccato che, a fronte dei circa 116 milioni destinati alla viabilità, circa 21 siano rivolti alle strutture a rilevanza sociale e appena 9 all’ambiente e tutela del territorio, sicuramente le più gravi emergenze. Nel piano per il 2026, la viabilità assorbe circa 47 milioni su 95, e dei 114 interventi previsti, 52 di questi servono per manutenzioni straordinarie o rifacimenti».