Ravenna, la segnalazione: “La fermata del bus in stazione non è omologata per i disabili”

RAVENNA - Tra gli autisti degli autobus di linea qualcuno chiude un occhio e fa uno strappo alla regola. I colleghi che invece non vogliono rischiare grane, applicano la norma con rigore. Chi ci rimette sono tutti quegli utenti di Start Romagna che sono costretti a muoversi in carrozzina: per loro, la fermata della stazione ferroviaria di Ravenna è offlimits. Non è un fatto di barriere architettoniche, ma a quanto pare una pura formalità: manca cioè nella fermata più vicina a piazza Farini il “bollino” che la inserisce tra quelle idonee alle persone con disabilità motorie, nelle quali i mezzi muniti di pedana possono azionarla per agevolare salita e discesa dei passeggeri. La denuncia arriva da Ninfa Monteleone. Vive a Lido Adriano, fa la volontaria, addestra i cani da assistenza, e la disabilità con la quale convive non l’ha mai impedito di viaggiare. La signora non si arrende facilmente. Non è la prima battaglia che porta avanti, ma l’esperienza vissuta di recente ha ravvivato in lei quel senso di discriminazione che proprio non le va giù. Qualche giorno fa, dovendosi recare in stazione, le è stato impedito di scendere alla fermata situata a un passo dall’ingresso principale. Non c’è stato nulla da fare. E’ dovuta scendere a quella successiva, di fronte al Teatro Alighieri, a 700 metri circa di distanza. E qui arriviamo al paradosso: mentre la fermata della stazione, fresca di ristrutturazione, ha un marciapiede largo, alto e non presenterebbe alcun ostacolo per chi si trova in sedia a rotelle, quella invece inserita nell’elenco di Start Romagna “è tutto fuorché accessibile”, lamenta Monteleone.

L’alternativa tra le circa 80 ritenute idonee? E’ scendere a quella precedente, in Darsena, all’autostazione. Qui la distanza da percorrere sale a 750 metri, a meno che non si decida di utilizzare il sottopasso, “sempre che l’ascensore funzioni”. La sua carrozzina elettrica la aiuta con la distanza, ma ad ogni modo, spiega, “il tragitto è lungo e dissestato, ci sono radici, buche, e il servizio di scarrozzamento e incarrozzamento fornito dalle Ferrovie non copre perché al di fuori dell’area di competenza”. Di tanto in tanto la salva la scelta di qualche autista, che decide di farla comunque scendere o salire a suo rischio e pericolo. Ma il viaggio da casa per prendere il treno si trasforma in un’incognita che le impone di partire oltre un’ora prima per contemplare le scelte dei conducenti e il tempo necessario per percorrere l’ultimo tratto di strada. “Io vengo da Milano - continua la signora - e capisco bene che sia difficile rendere accessibile tutto ed eliminare le barriere architettoniche. Là però la situazione è molto più agevole per gli utenti disabili. Forse perchè ci sono stati precedenti che per molto meno sono stati disposti cospicui risarcimenti per discriminazione, sulla base della legge contro le barriere architettoniche, che è del 1996”. Monteleone non si dà per vinta. Ha contattato il Comune, “andrò a vederle una ad una le fermate”, promette, e insiste “mentre quelle della stazione sono accessibili, quella del teatro proprio non lo è”. Il problema, tuttavia, è più ampio, spiega prima di concludere: “Ma proviamo a fare come quando addestro i cani, pezzetto per pezzetto”

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