Ravenna, la carica dei 151 truffati sui fondi fantasma di Silvestrone

Ben 151 parti offese. Di queste, una cinquantina ha già depositato la costituzione di parte civile. Si è aperta così, ieri mattina, l’udienza preliminare davanti al gup Federica Lipovscek sul giro di fondi europei fantasma che vede imputato l’imprenditore ravennate Luca Silvestrone, e con lui altri dieci imputati.
Silvestrone, 54 anni, non c’era. Da martedì è rinchiuso a Port’Aurea per scontare un cumulo pene definitivo di 4 anni e 5 mesi per truffe e reati contro il patrimonio. Gli altri imputati - tra cui Mauro Nucci, Sergio Puddu, Lorenzo Tellarini, Stefano Pignatelli e l’ex presidente del Torino Calcio, Roberto Goveani, Paolo Carrabs, Andrea Zaccardo, Gian Luca Governa, Stefano Gramigni e David Lari - potranno valutare se scegliere di difendersi con rito abbreviato oppure andare a dibattimento. Strada alternativa il patteggiamento, verso il quale pare orientato solo uno del gruppo, ex finanziere e commercialista torinese.
Le accuse
Secondo la Procura, Silvestrone era a capo di un’organizzazione collaudata, dedita a una maxi truffa dalla portata milionaria. I numeri contestati dal sostituto procuratore Angela Scorza sono pesanti: 247 capi, fra truffa aggravata, autoriciclaggio e associazione per delinquere.
Le parti lese, sparse in tutta Italia, sono professionisti, aziende agricole, piccole società che, stando all’autorità giudiziaria, pagavano parcelle da poche centinaia a oltre 3mila euro inseguendo finanziamenti europei in realtà inesistenti. La Guardia di Finanza descrive un sistema a scatole cinesi fondato su società di comodo e false fatture, con in cima il 54enne, sedicente presidente di Confederimprese e in apparenza al timone del fantomatico Centro Studi Nazionale di Roma.
A fornire l’aura burocratica necessaria per agganciare le vittime c’era proprio un sistematico meccanismo che da un lato vedeva i vari imputati impegnati a procacciare clienti, intercettandoli soprattutto tramite canali social, in particolare attraverso gruppi su Telegram. Dall’altro c’era Silvestrone, protagonista di un’abile e metodica capacità comunicativa e di autopromozione, fra foto con deputati, politici, ambasciatori e “vip” del mondo imprenditoriale. Non mancavano anche nomi di fantasia, citati parlando di “importanti risultati” e fruttuose prospettive future.
Vittime intercettate sui social
Una volta adescate, le vittime investivano tempo e denaro convinte di accedere a prestiti agevolati e a contributi a fondo perduto, salvo ritrovarsi con polizze e fideiussioni carta-straccia. Intanto però, i pagamenti transitavano nei conti di coloro che - stando alle contestazioni - ruotavano intorno alla figura manageriale di Silvestrone. Il business - considerata la parcella moltiplicata per il numero dei raggiri - avrebbe sfiorato i 2 milioni di euro.
Ieri il gup ha rinviato ogni decisione su alcune delle parti civili che, pur non figurando nel capo d’accusa, hanno manifestato l’intenzione di costituirsi per chiedere un risarcimento.