Ravenna, l’ex assessora e il compagno vice preside scoprono di essere autistici: «Ci sentivamo sempre sbagliati, poi la diagnosi»

Ravenna
  • 03 aprile 2024

«Ho sempre pensato di essere sbagliata, fin da piccola. Mi sono chiesta per anni: cosa c’è che non va, in me? Poi la scoperta: ho il disturbo dello spettro autistico di livello 2, sono Adhd e ho pure la sindrome da evitamento patologico delle richieste». Nella giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo a parlare è Martina Monti, 35 anni, oggi impiegata alla Cgil, ma in città conosciuta per il suo impegno come giovanissima assessora alla sicurezza nella giunta Matteucci.

Monti, insieme al suo compagno, Pippo Marino vice preside del liceo artistico di Ravenna, ha deciso di raccontare il loro percorso insieme in una lunga intervista rilasciata ieri all’agenzia Dire in cui ha raccontato con grande semplicità e franchezza la loro storia. Martina ha infatti passato anni a cercare di capire cosa avesse («Leggevo il Dsm-5 e poi chiedevo conferma alla psicologa delle patologie di cui pensavo di soffrire»), fino a quando un’amica non le ha dato i contatti giusti per una diagnosi accurata. Amica anche lei nello spettro, e anche lei diagnosticata da adulta solo in seguito alla diagnosi del figlio. Perché sui bambini c’è molta attenzione, fin dai primi mesi di vita i pediatri di base somministrano questionari ai genitori per scovare segnali predittivi di autismo, ma per gli adulti le chance sono poche. Il passaparola, in questo caso, è stato particolarmente proficuo, perché non solo Martina ha scoperto di essere autistica, ma ha spinto anche il marito, Pippo Marino, a fare i test: autistico pure lui.

Malessere e diagnosi

«Frequento psicoterapeuti fin da bambina, avevano capito che io avevo difficoltà nella socializzazione - racconta Martina - La domanda che mi sono sempre fatta è: “Perché gli altri riescono a vivere una vita normale, mentre io mi sento sempre fuori luogo, o non integrata, o non adeguata?”. Finché un giorno una delle mie più care amiche mi ha chiesto: ma perché non ti fai diagnosticare? Visto che io e lei eravamo anche molto simili, l’ho ascoltata. E leggendo le caratteristiche della sindrome di Asperger nelle donne ho ritrovato me stessa».

A quel punto Martina contatta direttamente il centro autismo di Roma, “CuoreMenteLab”. «Avere una diagnosi di autismo di questo tipo nel pubblico a Ravenna è molto complicato - spiega -. C’è un ottimo Centro autismo per bambini, ma gli adulti non sono un tema trattato». Gli adulti fanno coping, cioè mettono in funzione una serie di strategie interiori per gestire l’ansia, capirli è difficile. «I professionisti dell’Ausl si sono formati da un punto di vista accademico solo sui bambini. La conferma dell’autismo l’ho avuta a Rimini dal dottor Sabatelli, grande punto di riferimento Ausl per gli autistici della Romagna».

Storia personale diversa per Pippo, professore, giornalista e musicista, ma stesso percorso per arrivare alla diagnosi. «Tutto quello che abbiamo scoperto su di noi lo abbiamo scoperto indagando da soli, molto spesso a pagamento», puntualizza. Lui, 48 anni, è autistico di livello 1, con deficit di attenzione e quoziente intellettivo sopra la media. Siciliano, con difficoltà mascherate benissimo (a prezzo di una grande fatica): socievole in pubblico, devastato dall’ansia in privato. «Anche io ho vissuto sempre la condizione di sentirmi sbagliato, ma non sono andato da nessuno psicologo: in Sicilia la mentalità è un po’ più arretrata e una cosa del genere era uno stigma. Anche per questo me ne sono andato». A Ravenna dal 2005, Pippo scopre di essere autistico spinto da Martina, che rivede in lui molte delle caratteristiche delle persone nello spettro.

La vita di coppia

Com’è la coppia formata da due persone neurodivergenti? «Siamo molto più simbiotici di tante altre coppie. Facciamo tutto insieme», spiegano Pippo e Martina, insieme dal 2017 e sposati dal 2022. «Abbiamo bisogno di ancore affettive», sottolinea Pippo. «Ma ci diamo anche supporto pratico», aggiunge Martina. Ci sono poi tratti tipici che li differenziano parecchio dalle coppie standard. Un esempio? «Stiamo interi giorni senza parlarci». Silenzio totale ognuno con le sue cuffie ad ascoltare musica. L’aperitivo dopo il lavoro? «Per noi è l’inferno».

Giornate e strategie

Bisogno di routine. Ansia sociale. Avere sempre tutto programmato. Cercare di sembrare normali, cioè fare “masking”, sono alcuni degli elementi quotidiani che fanno parte della vita delle persone autistiche . «La gente come noi è sempre partita dall’idea di essere sbagliata. Prima della diagnosi tu sai di non essere come gli altri, ti senti solo in mezzo alle persone, e allora cerchi di fare di tutto per essere uguale agli altri, quindi metti in atto comportamenti che non sono tuoi. Cerchi di mimetizzarti», spiega Pippo. «C’è difficoltà maggiore nell’accettare le dinamiche sociali, noi non le intuiamo», aggiunge Martina. «Il fatto che io, quando esco con gli amici, debba interagire tutto il tempo e non possa mettermi per conto mio a leggere un libro, per me è strano - racconta Martina -. Per tutta la vita mi hanno detto che sono maleducata, ma io non capivo il perché, allora adesso so che devo imparare la regola e applicarla meccanicamente. Copio». Ma questo processo è faticosissimo. Il relax arriva solo nel momento dello smascheramento, quando si può stare in casa, da soli.

La vita delle persone nello spettro autistico è accompagnata dalla psicoterapia. «Non ne potremmo fare a meno», spiegano. Gli psicoterapeuti sono ovviamente quelli specializzati nell’autismo per gli adulti. «Ti aiutano a capire come funzioni - spiega Pippo -. Ti illustrano i meccanismi di funzionamento e ti fanno capire perché in certi posti non puoi andare, perché sei a disagio, perché ti vengono gli attacchi di panico. Cercano di capire come funzioni e ti danno strategie di coping». L’obiettivo è riuscirsi a muovere in sicurezza in un mondo a misura di neurotipico. «Non possiamo cambiare il mondo, cerchiamo di starci il più comodi possibili». L’autismo «è una forma di disabilità”», specifica Martina, «io ho la 104. Se non l’avessi non potrei lavorare a tempo pieno». Grazie alla 104, Martina può contare anche sull’appoggio di una brava psichiatra dell’Ausl di Ravenna, ma le psicoterapie sono tutte a carico del paziente. «Devi stare bene finanziariamente, per essere autistico», chiosa Pippo. Per avere la 104 o altra assistenza serve molta documentazione e Martina ha deciso di fare da apripista: sta mettendo a punto uno schema che possa essere utile a chi, come è capitato a lei, possa avere bisogno di aiuto per relazionarsi con il Servizio sanitario. «Non è solo l’autistico che non parla ad essere in difficoltà. Anche noi lo siamo, e in più dobbiamo lavorare per mantenerci economicamente. Avere aiuto dal pubblico è fondamentale per non finire ricoverati. La 104 è fondamentale, ma non la danno quasi a nessuno di noi considerati ad alto funzionamento».

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