Ravenna, l’autopsia sul corpo di Elisa Rossi: lesioni alla testa, poi l’annegamento

Ravenna

La causa della morte è annegamento. Ma sul corpo, all’altezza della testa, i segni di alcune ferite lasciano intendere un trauma immediatamente precedente alla caduta in acqua, che potrebbe avere giocato un ruolo determinante nella drammatica fine di Elisa Rossi. Questo in estrema sintesi l’esito dell’autopsia eseguita sull’insegnante ravennate di 51 anni deceduta lo scorso 2 giugno cadendo dal pontile del Ravenna Yacht Club, la cui scomparsa è stata pianta dall’istituto comprensivo “Guido Novello” e dalla primaria “Giovanni Pascoli”, scuole di cui era rispettivamente vicepreside e insegnante di italiano. I segni, stando alla consulenza medico legale affidata dalla Procura alla dottoressa Giovanna Del Balzo di Verona, sarebbero compatibili ad alcuni elementi di metallo sporgenti dal pontile, proprio nel punto in cui la donna è caduta. E spiegherebbe anche il motivo per il quale, una volta finita in acqua, non è riuscita a nuotare o tentare di rimanere a galla il tempo necessario per chiedere aiuto.

Sulle circostanze dell’annegamento indaga la Procura di Ravenna, che dopo la tragedia ha effettuato numerosi sopralluoghi con i carabinieri dei Ris e del Nucleo Investigativo insieme alla Capitaneria di porto, sia a bordo dell’imbarcazione in cui si trovava la vittima, sia sul pontile, entrambi tuttora sotto sequestro. Secondo la ricostruzione finora emersa, l’insegnante si trovava sull’imbarcazione insieme ad alcuni amici in occasione di una cena organizzata nel fine settimana della Festa della Repubblica. Era scesa nella passerella degli ormeggi per fumare una sigaretta quando sarebbe caduta in acqua. Parte della dinamica è anche stata filmata dalle telecamere del circolo nautico. Non vedendola tornare il resto del gruppo si è messo a cercarla, scoprendo il corpo in mare quando ormai era troppo tardi per qualsiasi tentativo di rianimazione.

Le persone iscritte nel registro degli indagati sono al momento due. Si tratta del presidente e del responsabile del servizio di prevenzione e protezione del circolo, difesi dagli avvocati Giovanni Scudellari e Isotta Farina. L’ipotesi di reato, per ora, è di omicidio colposo. Al centro dell’inchiesta resta la sicurezza dei luoghi e le circostanze della caduta, di cui non ci sono testimoni ma filmata dalle telecamere del club. Lo scenario potrebbe però evolvere alla luce di una consulenza affidata dal sostituto procuratore Silvia Ziniti a un esperto in materia di sicurezza sul lavoro. Un aspetto dal quale si può ipotizzare che l’autorità giudiziaria stia valutando possibili contestazioni inerenti al contesto nel quale l’incidente si è verificato; pur non essendo dipendente dello Yacht club, la 51enne era comunque socia e ospite del circolo, che è considerato un ambiente di lavoro. Lo scenario cioè potrebbe cambiare assumendo i rilievi penali degli infortuni sul lavoro, che contemplano pene diverse e tempi di prescrizione più lunghi.

Sullo sfondo delle indagini resta il dramma vissuto dai familiari della vittima, la sorella, il compagno e la madre, tutelati dagli avvocati Giovanna Gasdia e Beatrice Maglioni. A loro volta seguono gli sviluppi degli accertamenti mantenendo un silenzioso riserbo per un lutto difficile da superare.

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