Ravenna. Incidente sul lavoro al porto, in due a processo per la morte di Bujar

Ravenna

Era un lavoratore competente, ormai a un mese dalla pensione. Gli anni di esperienza tuttavia non gli erano serviti a scampare all’incidente. Ora per la tragica fine di Hysa Bujar, facchino della Cofari morto il 15 luglio del 2021 in un magazzino della Marcegaglia, due persone sono state rinviate a giudizio. Per lo stabilimento del porto di Ravenna, il procuratore speciale in materia di sicurezza sul lavoro, per la cooperativa Facchini, il legale rappresentante; dovranno affrontare il processo con l’accusa di omicidio colposo.

L’incidente

Inizialmente erano sette gli indagati, iscritti dalla Procura dopo il drammatico evento, ricostruito nel corso delle indagini della Medicina del lavoro disponendo anche un accertamento tecnico. Il lavoratore stava azionando un carroponte munito di un gancio a “C”, con il quale doveva prelevare un coil dal magazzino denominato “area nastri”. Avrebbe dovuto caricare la pesante bobina di acciaio su una navetta, in vista di un successivo trasferimento. L’incidente si verificò nella fase del prelievo, non appena il 63enne inserì il gancio all’interno del foro centrale del coil per poterlo sollevare. L’operazione avrebbe provocato un urto, con una successiva oscillazione e ribaltamento del nastro addosso al lavoratore, che si trovava accanto al gancio. Al momento dell’infortunio non c’erano altre persone ad assistere alla scena. Hysa fu infatti ritrovato a terra da un collega, presumibilmente una decina di minuti dopo il terribile impatto. Non c’era stato nulla da fare.

Le indagini

Gli accertamenti avevano consentito di appurare diverse irregolarità, che ieri hanno portato il giudice per l’udienza preliminare a pronunciarsi con decreto di rinvio a giudizio. Ai due imputati viene contestato di non avere garantito idonee difese e protezioni sul posto di lavoro contro la caduta di materiali, a prescindere che a provocarla siano stati errori di manovra da parte degli stessi operai. Pure lo spazio di lavoro, il magazzino dello stoccaggio, sarebbe stato eccessivamente piccolo per la mole di materiale custodito, tale da non garantire un’area minima in cui svolgere operazioni di movimentazione in sicurezza. Altre irregolarità riguardano la mancanza del Documento unico di valutazione dei rischi (Duvri). E ancora, il macchinario per la movimentazione non sarebbe stato dotato di un meccanismo di bloccaggio dell’ultimo nastrino posizionato sulla sella. Infine, per l’accusa sarebbe stato necessario diminuire la percentuale di caricamento dei prodotti, per ridurre il rischio collisione. Per ultimo lo stesso gancio a “C”, pur certificato, risultava difforme rispetto a quanto rappresentato nel manuale d’uso, costringendo il lavoratore a operare in una posizione diversa rispetto a quella raccomandata.

Sindacati parte civile

Per i due imputati – il responsabile alla sicurezza tutelato dagli avvocati Ermanno Cicognani e Carlo Nannini, il rappresentante di Cofari difeso dal legale Danilo Manfredi – il prossimo febbraio si aprirà il processo, al quale si sono costituiti parte civili i sindacati Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti assistiti rispettivamente dall’avvocata Ilaria Morigi e dagli avvocati Giuseppe Fortino e Claudio Cardia. «I legali del sindacato si adopereranno per supportare in ogni modo le tesi della pubblica accusa, affinché emergano le responsabilità della morte del lavoratore», scrivono in una nota le organizzazioni provinciali. «Ancora oggi – aggiungono –, nello stabilimento ravennate le condizioni di sicurezza, in particolar modo per i lavoratori delle ditte appaltatrici, sono precarie». I sindacati ribadiscono «la necessità di intervenire sulle aziende appaltatrici per assicurare una formazione e addestramento adeguati, ridurre i ritmi di lavoro e garantire le pause che ad oggi ci risulta non siano effettuate. Tutte richieste che il sindacato ha già avanzato nelle piattaforme per la contrattazione aziendale, ma che ancora non hanno avuto alcun riscontro». Le organizzazioni ribadiscono «la necessità di rafforzare la vigilanza delle autorità di controllo della sicurezza sul lavoro per indurre Marcegaglia e tutte le aziende appaltatrici coinvolte nello stabilimento ad un atteggiamento fattivo e non solo formale riguardo agli adempimenti sulla sicurezza sul lavoro».

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