Ravenna: in isolamento in cella, si schiaffeggia e incolpa le guardie

Non l’ha presa bene. Più che contrariato, è andato su tutte le furie quando ha saputo che avrebbe dovuto passare un periodo di isolamento in carcere. Così ha pensato di fingersi vittima, accusando gli agenti della polizia penitenziaria di abuso della forza. La calunnia gli si è ritorta contro, perché ora dovrà rispondere di simulazione di reato. Il processo nei confronti di un 40enne originario di Taurianova (Reggio Calabria) si è aperto ieri in tribunale a Ravenna, davanti al giudice Roberta Bailetti.

I fatti che gli vengono contestati risalgono al 17 settembre del 2021. Quel giorno, a Port’Aurea dovettero intervenire almeno tre agenti di turno nei piani della casa circondariale. Alcuni di questi sono stati chiamati a deporre, rispondendo alle domande del vice procuratore onorario, Annalisa Folli.

Le minacce

«Era agitato, non era d’accordo con il consiglio di disciplina - ha ricordato uno dei testi -. Disse parolacce contro la direttrice poi iniziò a schiaffeggiarsi». La minaccia proferita agli agenti, «ci avrebbe denunciato come accaduto a Santa Maria Capua Vetere». L’allusione era ovviamente riferita alle vicende che proprio nel luglio precedente avevano fatto scoppiare lo scandalo violenze all’interno del carcere campano.

Il detenuto ha effettivamente mantenuto la parola: dopo aver chiamato il proprio avvocato, ha continuato a schiaffeggiarsi, per poi chiedere di essere portato in ospedale.

«Nessuno di noi lo ha toccato», questa l’unanime risposta degli operatori della penitenziaria chiamati a deporre.

Quanto alla gravità delle lesioni riportate, entrambi i medici di Port’Aurea hanno confermato quanto già detto all’epoca: e cioé che una volta visitato il paziente sosteneva di essere stato percosso dal personale di guardia e che voleva andare al pronto soccorso. Una reazione spropositata, a detta di entrambi i medici, per la tipologia di lesioni «che potevano essere gestite in ambulatorio» oltre a malesseri dovuti al fatto che non mangiava da alcuni giorni. La causa di tutto, ha abbozzato uno dei due dottori, forse « i problemi di ambientamento e il senso di ingiustizia che lamentava».

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