Ravenna, il veterinario fa ricorso per riavere i beni sequestrati
Quattro istanze per ottenere in particolar modo il dissequestro di gran parte dei beni requisiti durante la prima ispezione dello scorso 10 dicembre. Così la difesa del dottor Mauro Guerra, il veterinario indagato per evasione fiscale e per una serie di presunti illeciti nella gestione dell’ambulatorio di Sant’Antonio, reagisce al maxi sequestro che la settimana scorsa ha portato a “congelare” finanze per oltre un milione di euro. Ieri mattina al termine del Riesame, i giudici Antonella Guidomei, Natalia Finzi e Andrea Chibelli, si sono riservati, riguardo le richieste presentate dal legale del medico, l’avvocato Barbara Paoletti del foro di Parma.
Su autorizzazione del sostituto procuratore Marilù Gattelli, è già stato dato il via libera al dissequestro dei vaccini rinvenuti nella disponibilità del veterinario, quantificati in oltre duemila. Ora il collegio dovrà pronunciarsi su altri fronti, che contemplano documentazioni contabile, pc, e telefoni.
La vicenda
A carico del dottor Guerra, pesano numerose accuse, formulate nel capo d’imputazione provvisorio contenuto nel decreto di sequestro preventivo firmato dal giudice per le indagini preliminari Andrea Galanti. Oltre all’evasione fiscale - contestata alla luce degli accertamenti della Guardia di Finanza dopo il rinvenimento da parte della Polizia locale, dei carabinieri forestali e del nucleo Soarda di Roma di circa 619mila euro in contanti nella disponibilità del dottore - emergono anche le accuse di uccisione e maltrattamento di animali. La prima si riferisce alla soppressione, il 19 agosto 2020, di un cane labrador di nome Balto, trovato accaldato e disidratato e affidato dalle forze dell’ordine al veterinario, il quale avrebbe praticato l’eutanasia senza effettuare i dovuti accertamenti diagnostici. La seconda invece si riferisce alle caudotomie (il taglio della coda), che secondo quanto contestato sarebbero state praticate su intere cucciolate in violazione delle norme in vigore.
Il quadro accusatorio contempla poi l’apposizione nei libretti sanitari di etichette false sui vaccini, che avrebbero fatto credere ai clienti che i rispettivi animali fossero coperti.
Infine sono contestate irregolarità in merito allo smaltimento dei rifiuti speciali derivanti dall’attività della clinica.