“Reintegrato il lavoratore espulso con false dimissioni”. Lo annuncia in una nota il sindacato Sgb Ravenna. “Con sentenza dell’11 dicembre scorso, il Tribunale di Ravenna ha condannato Elle Emme, società in appalto presso Marcegaglia, per aver espulso illegittimamente dal lavoro un dipendente attraverso l’istituto delle “dimissioni di fatto”, introdotto dalla recente normativa voluta dal Governo Meloni”.
“Il fatto - sottolinea la nota - risale a maggio del 2025. Il lavoratore, da tempo ammalato, non aveva rinnovato il certificato medico e aveva chiesto di coprire l’assenza con le ferie, a conferma del fatto che non vi era nessuna volontà di dimettersi. Durante l’assenza poi subiva un ricovero d’urgenza in ospedale. Trascorsi quattordici giorni, pur presentando un nuovo certificato medico, Elle Emme risolveva il rapporto di lavoro invocando le presunte dimissioni del lavoratore per fatti concludenti, previste dalla nuova legge. Il Giudice, pur potendo ritenere l’assenza ingiustificata (trascurando la richiesta di ferie e il ricovero ospedaliero), ha condannato Elle Emme per “l’improvvida” risoluzione del rapporto di lavoro per “dimissioni di fatto”, non rinvenendo in alcun modo la volontà del lavoratore di dimettersi”.
Continua il sindacato: “Ribaltando l’orientamento del Tribunale di Milano (primo a pronunciarsi sulla nuova norma), il Giudice di Ravenna ha stabilito che è del tutto irragionevole confondere una semplice assenza ingiustificata, punibile con una sanzione disciplinare, con una manifestazione di volontà di risolvere il rapporto di lavoro. Per le dimissioni di fatto è dunque necessario attendere il termine indicato nella norma. Accertato che non erano decorsi i 15 giorni di assenza ingiustificata, il Giudice ha quindi dato ragione al lavoratore, difeso dall’avvocato Mauro Silvestri, reintegrandolo e condannando Elle Emme a risarcirlo di tutte le mensilità non corrisposte, dal giorno della sua espulsione”.
“Una sentenza - conclude Sgb - che restituisce giustizia al lavoratore, lasciato per otto mesi senza stipendio e senza l’assegno di disoccupazione, ma che rende evidente come una legge, presentata come rimedio contro “i furbetti della NASpI”, non sia altro che l’ennesimo strumento concesso ai padroni per licenziamenti facili e arbitrari”.