Ravenna, il teatro di Sideri a Bruxelles per raccontare la storia della ciclista Alfonsina Strada

Un po’ di Ravenna a Bruxelles: Eugenio Sideri, autore e regista ravennate, torna in Belgio, e stavolta nella sede del Parlamento europeo, per raccontare la storia di Alfonsina Strada, intrepida ciclista emiliana che tra le sue imprese più famose annovera la partecipazione nel 1924 al Giro d’Italia maschile.
Lo spettacolo, “Finisce per A”, è andato in scena mercoledì 14 maggio, invitato dalla europarlamentare Carolina Morace all’interno del convegno “I diritti delle Donne raccontati attraverso la bicicletta di Alfonsina Strada: dal Giro d’Italia del 1924 all’Europa del 2025”.
Nato nel 2010 e da allora presente in varie repliche nella penisola, è stato scritto da Eugenio Sideri e vede come interprete Patrizia Bollini, diretta dal regista Gabriele Tesauri. La collaborazione tra loro, in questi anni, si è spesso rinnovata, vedendoli realizzare anche lo spettacolo prodotto nel 2021 da Ravenna Festival “Calere”.
Sideri, in precedenza, era stato invitato nella capitale belga per presentare il suo romanzo “Ernesto faceva le case” (Pendragon) e nel 2019, sempre con lo spettacolo dedicato alla ciclista, era stato ospite dell’Istituto italiano di cultura; nel 2012 è stato selezionato per la rassegna Create, festival dei quartieri olimpici per London 2012.
Le avventure di Alfonsina Strada, “il diavolo in gonnella”, potrebbero oggi sembrare una facile aneddotica, ma 100 anni fa, precisamente nel 1924, quando Alfonsina Morini, maritata Strada, si iscrisse e partecipò al Giro d’Italia, furono davvero un’impresa. E’ stata la prima ed unica donna a realizzare un’impresa simile, in quel tempo, tanto da scandalizzare la platea maschile e non solo. Alfonsina voleva le medesime possibilità, gli stessi diritti degli uomini, e li cercò pedalando per tutta la vita.
Patrizia Bollini, attrice ed interprete di Alfonsina, magistralmente diretta da Gabriele Tesauri, dà voce e corpo a questa incredibile pioniera dello sport femminile, meno nota della coetanea Ondina Valla, ma altrettanto importante nella storia dell’emancipazione sportiva – e sociale - delle donne. Patrizia-Alfonsina si racconta attraverso una Via Crucis in bicicletta, attraverso le lunghe e faticosissime tappe del Giro d’Italia del 1924, e delle altre imprese, dando voce alle storie, agli aneddoti ma pure dando voce al primo marito – recluso e morto in manicomio- e alla madre, Virginia, massaia analfabeta della Bassa Emilia, madre di altri otto figli. Un avvincente monologo tra sudore e stati d’animo semplici e generosi.