Un minipandoro sulla grande scrivania di legno, un libro di Cesare Zavattini, “La civiltà delle acque”, tra i quotidiani del giorno. La prima Vigilia di Natale del sindaco Alessandro Barattoni sembra l’attesa di una giornata come le altre; tra la famiglia che ti reclama e un lavoro che non ti lascia mai, nemmeno quando piazza del Popolo si illumina a festa sotto il tuo ufficio.
Ravenna, il sindaco Barattoni: “Il mio Natale in famiglia e con l’allerta meteo”
Sindaco, non penso si sorprenda se la prima domanda riguarda Cervia. Cosa ne pensa delle dimissioni di Missiroli?
«Missiroli, rassegnando le proprie dimissioni, ha compiuto un gesto di responsabilità verso la comunità di Cervia e verso il ruolo istituzionale di sindaco, che condivido. Come istituzioni stiamo facendo un lavoro culturale e di sensibilizzazione importante rispetto all’espressione della più ferma condanna di ogni forma di violenza nei confronti delle donne. Un’azione trasversale che resta un caposaldo del nostro operare quotidiano di amministratori. In questa vicenda, posto che Missiroli ha sempre ribadito la propria estraneità ai fatti contestati, auspico che la giustizia, nella quale ripongo la massima fiducia, possa fare subito chiarezza nell’interesse prima di tutto dei minori coinvolti e di ogni persona che è stata danneggiata».
Torniamo a Ravenna. Dopo 7 mesi a palazzo Merlato qual è il tema che maggiormente la preoccupa per il futuro della città?
«Posso dirne tre?»
Certo.
«Solitudine e disagio giovanile. Invecchiamento della popolazione e il tema del cambiamento climatico; legato, sul nostro territorio, alla subsidenza e all’innalzamento del livello delle acque».
Partiamo dal primo.
«In questi mesi ho visitato molte scuole, vedo una crescente insoddisfazione dei ragazzi verso il futuro. Certo non voglio generalizzare, ma la cosa mi ha colpito. Se pensi a un futuro negativo, allora pensi meno a investire su te stesso e sul tuo talento e magari tendi anche ad andare in giro con un coltello. Non lo dico con approccio pedagogico, ma la speranza è di poter costruire qualcosa per dare a tutti una città che li accolga e non li costringa a cercare un futuro altrove».
Poi la città invecchia.
«Il tema della non autosufficienza degli anziani è sempre più sentito. In questi anni servirà un forte investimento socio sanitario. Dal primo gennaio con l’assessora Mazzoni metteremo in campo nuove soluzioni. Sul tema climatico e ambientale, invece, io credo che un sindaco non possa avere un orizzonte solo di legislatura. Io mi devo preoccupare degli effetti delle mie decisioni da qui a 30 anni, anche perché questo è un territorio che ogni anno sprofonda dai 0,7 a 0,9 centimetri».
In questi mesi si è speso molto sul tema del caro affitti che non può essere diviso dal pericolo di gentrificazione del centro storico. Faremo la fine di Milano, Bologna o Firenze? Con poche case in affitto e tanti bed and breakfast?
«Quello della gentrificazione è un fenomeno importante e impattante. La priorità è avere un disegno chiaro di centro storico. Per me le componenti devono essere quattro: residenti, lavoratori, servizi e turisti. Se manca solo uno di questi ingredienti qualcosa non va. Come Comune abbiamo deciso di tenere in centro una scuola media e una elementare e di aumentare i servizi riportando 70 lavoratori con gli uffici dell’anagrafe che faremo sia nell’ex Gastronomia Miccoli che nel vecchio palazzo dell’anagrafe. Sul tema degli affitti brevi aumenteremo i controlli per evitare che si annidino fenomeni di evasione che penalizzano gli imprenditori onesti».
A proposito di turismo, con il nuovo terminal crociere ci sarà la svolta?
«La svolta ci sarà solo con le infrastrutture. Io penso che l’aeroporto di Forlì sia l’aeroporto della Romagna, ma senza una Ravegnana rinnovata che ci colleghi allo scalo non possiamo fare un salto di qualità».
Forlì ha l’aeroporto, Ravenna un richiamo turistico. Non pensa che il Comune possa investire di più sul Ridolfi?
«Nemmeno il Comune di Forlì è dentro il Ridolfi. Ripeto: il nodo sono le infrastrutture. In questi mesi molti operatori mi hanno detto che i croceristi rimangono sorpresi dalla bellezza di Ravenna, la sfida è farli rimanere di più nel nostro territorio, anche per questo abbiamo fatto il bando europeo da 400mila per la promozione turistica».
Parliamo di sicurezza: per lei Ravenna è una città sicura?
«Ravenna è una città dove il tema della sicurezza è una priorità trattata quotidianamente da più istituzioni. Poi non dirò mai né che è sicura né che è insicura. La società sta cambiando, cambiano i fenomeni criminali e cambiano le percezioni dei cittadini. Io ricordo piazza San Francesco qualche anno fa e la ricordo ora. Ma se in tutti i sondaggi gli italiani dicono che la sicurezza è peggiorata io ne devo prendere atto e devo lavorare per loro».
Da quando lei ha preso posizione a livello nazionale sugli sbarchi dei migranti, a Ravenna non arrivano più navi di Ong. E’ un caso?
«Non spetta a me dirlo. Io so solo che Ravenna è disposta a fare la sua parte sempre ma non a essere presa in giro. Abbiamo denunciato la scelta di inviare fin qui le navi solo per motivi umanitari e di buon senso, prendo atto che le cose sono cambiate».
Anche sui traffici di armi al porto, lei si è speso molto. Non teme che il silenzio ricaduto su Gaza possa far riprendere eventuali traffici?
«Io temo che quel silenzio possa far riprendere soprattutto cose molto più gravi nei confronti della popolazione di Gaza. Per quanto riguarda il porto, noi a Ravenna ci siamo mossi, ma ora è il parlamento che deve fare la sua parte contro la vendita di armi a Israele».
Questo è stato anche l’anno del rigassificatore. Un’opera fatta per non dipendere dal gas russo che però ha accolto anche un carico di gas russo...
«Questo è vero. Quel carico non doveva arrivare qui. E vorrei ripetere che non è dipeso né da Snam né dal Comune. Ma dobbiamo dire che è stato anche l’unico sugli oltre 120 arrivati in Italia. Quindi la dipendenza dalla Russia è sicuramente diminuita. Detto questo, bisognerebbe anche chiedersi se non sia il caso di pensare anche agli effetti di una dipendenza eccessiva da quello Usa».
Tornando alla “terraferma”, non avverte anche lei a Ravenna un clima di disincanto generale, non solo culturale, ma anche urbanistico, architettonico. Come se la città avesse rinunciato a pensare in grande e si fosse rassegnata a una dimensione minore. Solo dieci anni fa correvamo per essere capitale europea della Cultura. E’ vero che la sfida è finita male, ma al,eno si pensava in grande
«Non direi. Io credo che Ravenna, per la sua storia, sconti un po’ il fatto di dover sempre essere capitale di qualcosa: la capitale dell’Impero, della chimica con Gardini, della Cultura. Questa eterna ricerca di un’età d’oro rischia di penalizzarci. Io vorrei che Ravenna fosse solo una città dove si vive bene, che riuscisse a sviluppare tutte le sue potenzialità inespresse, nei tanti ambiti in cui eccelle. Io sento ogni giorno tante critiche su Ravenna, ma anche tante persone che mi dicono che questo è un bellissimo posto dove vivere. Ecco se proprio non possiamo uscire dall’essere capitale, vorrei che fosse capitale della qualità della vita».
Il bel mosaico di Montalbini che fine farà?
«Se non fosse possibile tenerlo in porta Adriana vorrei comunque trovargli una collocazione in centro. Non dimentichiamoci che l’abbiamo voluto e finanziato anche noi con l’assessore Sbaraglia».
Ha letto che il presidente del Ravenna, Cipriani, vorrebbe regalarci Ronaldinho in campo al Benelli....
(Segue sorriso e lungo silenzio). «L’operazione Ronaldinho la lascio fare al presidente di cui ho fiducia. Io adesso mi godo il momento: una curva Mero mai stata così bella e una passione per il Ravenna che coinvolge ragazzi e anche tante ragazze mai così legati a quei colori»
Sindaco, come passerà il Natale?
«In famiglia. E con l’allerta meteo».