Ravenna, il sindaco: "Allarme energia anche per le casse comunali"

Ravenna

RAVENNA- La luce in fondo al tunnel non si vede ancora, ma la bolletta sì. E sarà salatissima per il Comune di Ravenna, con il sindaco De Pascale che arriva a prevedere – senza eccessi di pessimismo – «costi energetici raddoppiati per le casse comunali». Una mazzata sul bilancio che rischia di contrassegnare il secondo mandato del primo cittadino e vanificare gli effetti positivi dei fondi del pnrr previsti nei prossimi mesi, con inevitabili incognite anche alla voce servizi. Dagli attuali 10 milioni l’anno nel 2023 - fanno sapere da Palazzo Merlato - i costi potrebbero superare i 20 con le attuali tariffe.

Una notizia non positiva per Ravenna le cui sorti , oggi come non mai, sembrano girare attorno a una sola parola: gas. E’ questo il punto di partenza e arrivo della tradizionale intervista al sindaco da parte dei caporedattori di Corriere Romagna e Resto del Carlino davanti alla platea della Festa provinciale dell’Unità.

Proprio sul rigassificatore parte la prima riflessione del sindaco Pascale. «Qui non siamo a Piombino – specifica il sindaco – sono orgoglioso di amministrare un territorio che non si è tirato indietro nell’ospitare un rigassificatore a mare. Ravenna farà la sua parte. Se si assume il principio che quella energetica è una emergenza nazionale, allora non può passare il concetto che quell’emergenza “però non vale nel mio territorio”. Noi sindaci al petto abbiamo una fascia tricolore, sono i colori dell’Italia non dei nostri comuni. Poi - dice De Pascale citando gli ultimi articoli del Corriere - noi al progetto faremo le pulci in nome della sicurezza e della tutela del nostro territorio, ma non possiamo fermare un’opera necessaria». A chi gli chiede se sia sostenibile (anche economicamente) nel 2022 l’idea di un approvvigionamento di gas via mare di quel tipo De Pascale risponde con un ragionamento più ampio di carattere geopolitico: «I rigassificatori non servono solo come fonti di approvvigionamento ma servono a evitare i ricatti del mercato e a rompere gli oligopoli, proprio perché le navi possono scegliere dove andare a prendere il gas e daranno la forza all’Italia di dire dei no a quei paesi che non rispettano principi democratici».

Ma oltre al gas a preoccupare è anche il fronte inflazione che sta bloccando i cantieri delle opere pubbliche per il rincaro dei materiali: «Ci troviamo di fronte a imprese che danno preventivi validi una settimana, o altre che cominciano solo in presenza di tutto il materiale. Fare programmi diventa difficile: di fronte a opere che costavano 200mila euro e oggi costano 400mila vige il criterio del buon padre di famiglia che deve valutare se continuare o meno».

E se quell’opera è il ponte di Grattacoppa? Sul punto il sindaco non cerca giustificazioni, anzi: «Su quei lavori a nome dell’amministrazione non posso che chiedere scusa ai residenti per i disagi e i ritardi».

Altrettanto chiaro il no all’ipotesi delle scuole chiuse e della dad per motivi di caro gas: «Dopo due anni di pandemia sarebbe assurdo».

Non poteva mancare un accenno al turismo, partendo dall’esperienza positiva del Jova Beach Party: esperienza unica o punto di partenza per altri eventi? Il sindaco glissa un po’, ma sostanzialmente ammette che l’amministrazione ci sta già lavorando: «Marina senza auto era obiettivamente uno spettacolo – dice con un occhio alla prossima “rivoluzione” degli stradelli – Io credo che i nostri lidi esprimano ancora metà del loro potenziale turistico. Sul Jova ci siamo giocati tanto, ma se non avessimo accettato la sfida avremmo implicitamente detto di non voler puntare sui lidi e di non essere all’altezza. Sul futuro vedremo, di sicuro abbiamo dimostrato che a Ravenna certi eventi si possono organizzare».

Infine sanità e welfare. Con una inaspettata stoccata al governo Draghi. «I tagli alla sanità pochi mesi dopo la fine della pandemia sono stati la pagina più deludente di un governo che ho sempre difeso».

Su Ravenna l’emergenza attuale ha però un nome preciso:Pronto soccorso. «Quando abbiamo portato a Ravenna e Forlì la facoltà di Medicina, qualcuno ha pure insinuato che si trattasse di un favore a qualche barone. Ora invece stiamo formando i medici del futuro e gli infermieri necessari. Il problema è che il nuovo dei nuovi laureati è ancora minore rispetto alle esigenze. Inutile allargare un pronto soccorso del doppio se poi mancano medici e infermieri».


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