“In Italia e in generale nell’Unione europea serve fare una distinzione a livello di tassazione tra il risparmio di lungo periodo e operazioni finanziarie speculative di breve termine. E questo richiede una direttiva europea, per evitare “guerre fratricide” tra Paesi sulle tasse. È la richiesta lanciata dal presidente dell’Abi, Antonio Patuelli durante una tavola rotonda alla Giornata mondiale del risparmio, a Roma.
“Il risparmio è, con l’intelligenza artificiale, uno dei fattori indispensabili per la crescita e lo sviluppo. Senza tecnologie si rimane indietro, ma senza il risparmio non si va avanti”, ha detto.
“Serve un risparmio amico e serve un fisco amico del futuro. Guardo al futuro e ai prossimi anni, e penso che bisogna assolutamente” bisogno di “distinguere in Europa, possibilmente con una direttiva europea - ha detto - che eviti guerre fratricide sul fisco, una differenza tra pressione fiscale sulla liquidità speculativa di breve termine e la liquidità e a medio e lungo termine”, che va sul risparmio.
“L’euro digitale è un processo ineluttabile”, ha poi sottolineato Patuelli che sui costi stimati dalla Bce per il settore bancario (indicati nei giorni scorsi da Piero Cipollone, membro del board di Francoforte, ndr) osserva: “Mi auguro che siano questi i soli costi”. Patuelli, ricorda che quella dell’euro digitale “è un’opera pubblica anche se senza cemento” e come tutte le opere pubbliche “ha dei costi a preventivo e degli altri a consuntivo”. Con l’euro digitale, quindi “noi avremo un costo in piu’ e un rischio liquidità in piu’”. Patuelli spiega che bisognerà attendere gli atti definitivi che usciranno dal lavoro del Trilogo a Bruxelles per capire l’impatto sulla liquidità che è una componente fondamentale della solidità bancaria. A chi gli ricorda la possibilità che i costi dell’euro digitale siano un domani ribaltati sulla clientela, Patuelli risponde: “questa è una solfa che inizia a stufarmi, non facciamo processi preventivi neanche alle intenzioni”. La realtà, ricorda, è di un sistema vigilato e sottoposto a stringenti regole di trasparenza e negli ultimi anni “non si è ancora vista una crescita dei prezzi degli strumenti finanziari delle banche”.