Ravenna, i docenti del Mordani: “Studenti in calo da quando piazza Kennedy è stata chiusa alle auto”

Ravenna
  • 24 ottobre 2025

RAVENNA - Il referente di plesso Andrea Serri, scrive una lettera aperta al sindaco di Ravenna Alessandro Barattoni sul futuro della scuola Mordani, al centro del “risiko” scolastico ravennate che porterebbe gli alunni che la frequentano nell’edificio che ospita la scuola media Guido Novello. Serri scrive a nome della comunità educante della scuola elementare.

Serri, rivolgendosi al sindaco, scrive che solo nella seduta del consiglio di istituto del 13 ottobre “lei e l’Assessora ci avete comunicato senza discussione e confronto con le varie parti interessate la decisione di chiudere la sede storica che da 180 anni educa alla formazione della scuola primaria le cittadine e cittadini della città di Ravenna.Dopo la sua partecipazione all’evento “Mordani sotto le stelle” del 4 giugno scorso, il 6 giugno è pervenuto il suo ringraziamento alla nostra comunità nel quale riconosce non solo il valore pedagogico della nostra attività, ma l’importante impegno assunto di valorizzare le tante voci della città in un intento comune, come fa la pratica corale. Cosa è cambiato da quel momento ad oggi per mettere in discussione e stravolgere un percorso che si apriva con finalità costruttive e di dialogo, da parte di questa amministrazione verso la nostra scuola?”.

Dagli anni Novanta, continua il docente, “il nostro istituto ha intrapreso e sviluppato un cammino di educazione alla cittadinanza attraverso i valori della Costituzione secondo il principio della inclusione, ricerc-azione e del valore della storia mediante l’approfondimento di un particolare periodo storico legato alla Shoah, attraverso la storia e la morte di un bambino della scuola Mordani Roberto Bachi. Questo per definire che i simboli e i valori dei luoghi hanno una precisa pedagogia e funzione educativa, e sono insostituibili. Decidere di cancellare “convintamente” un tratto della storia della nostra città è un atto di noncuranza, di mancanza di visione e prospettiva che impedisce a noi docenti, bambine, bambini e famiglie che abbiamo vissuto partecipando a quel cammino, di non vedere un solo tratto positivo in questa azione intrapresa dalla sua amministrazione”.

Al contrario, continua Serri, nella lettera aperta “ciò che emerge chiaramente è l’indebolimento della scuola pubblica del centro storico, mentre al contempo si rafforzeranno le due scuole paritarie che continueranno legittimamente il loro cammino. Come ci ha ricordato l’Assessora Francesca Impellizzeri nella seduta del consiglio comunale del 21 ottobre scorso,la narrazione su cui si basa la proposta è relativa alla diminuzione della popolazione scolastica e alle conseguenti mancate iscrizione alle classi prime (come se la responsabilità fosse dovuta a negligenze di questa comunità educante!)”.

I docenti puntualizzano che “dal 2015 anno di chiusura di piazza Kennedy, la nostra scuola ha assistito gradualmente ad una flessione sempre più negativa delle iscrizioni. La difficoltà a raggiungere il Mordani, la mancanza di trasporto adeguato in prossimità del plesso, la mancanza di pass temporanei ZTL, che permettano di accedere e raggiungere più facilmente la scuola, l’assenza di contestuali politiche istituzionali, sono a nostro avviso fra le complessità maggiormente responsabili di questa flessione. A queste si aggiungono un mancato piano di adeguato miglioramento della struttura scolastica, la difficoltà delle famiglie a vivere in centro città per i costi elevati, la precarietà per le giovani generazioni e la conseguente denatalità, nonché politiche culturali e sociali che hanno da una parte facilitato giustamente alcune istanze della comunità, a discapito però di altre, in termini di accoglienza sul piano della socialità del centro storico.”

Ciò “ha generato nel tempo anche una forma di pregiudizio culturale che ha visto la nostra scuola poco appetibile da molte famiglie della città, con approccio di giudizi sempre più lontani da azioni di inclusione e integrazione che rispondono invece per noi docenti, alle richieste della complessità delle nostre società. Ciò richiede sicuramente per chi educa, la costruzione di un nuovo umanesimo che non si fermi ai luoghi comuni, ma che costruisca e adatti i propri interventi educativi ai contesti in cui ci si trova ad operare. Queste complessità sono state nel tempo segnalate, chiedendo di intervenire sul bacino delle iscrizioni e su altri interventi tesi a facilitare il raggiungimento della scuola, nonché migliorie sull’edificio scolastico”.

Continunano i docenti: “Non possiamo inoltre credere che la fine della nostra scuola dipenda dalla scadenza dell’affitto relativa alla media Damiano, e neppure dal valore economico di questo contesto dato che esso genera uno stravolgimento delle scuole della nostra città, e che nel tempo potrebbero portare ad un ulteriore dimensionamento delle istituzioni scolastiche del centro storico. Se la scuola è la base della società crediamo fortemente che il piano economico non debba azzerare quello della Memoria. Non ci rassegniamo a questa decisione e continueremo ad intraprendere tutte le iniziative necessarie per difendere questo patrimonio della scuola primaria. E’ inoltre impossibile non cogliere in questa operazione la contrapposizione fra più scuole”.

Conclude infine Serri: “Tempi e modi vanno gestiti attraverso un percorso partecipato e di condivisione prima di prendere decisioni, e non certamente ex post come invece auspicato nelle intenzioni dell’amministrazione. Ricordiamo, che il piano formativo delle scuole autonome è esclusiva prerogativa delle deliberazione degli organismi collegiali di cui la scuola è depositaria e non sembrerebbe apparire una prerogativa dell’amministrazione come comunicato dall’ assessora Francesca Impellizzeri. Da sempre le nostre azioni sono rivolte alla collettività, rientrano nelle celebrazioni del Comune e in continuo dialogo con le istituzioni, e il centro storico. Infine Signor Sindaco non può non colpire la reazione delle tante famiglie che in tempi come questi, dove le priorità sembrano essere altre, manifestano per difendere la scuola pubblica della propria città e nel difenderla tutelare i principi democratici. In fondo non c’è nulla di sbagliato nel cambiare opinione e noi auspichiamo che questo con umiltà possa avvenire”.

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