Ravenna, Falcone e Borsellino rivivono a teatro e la Corte d’assise diventa palcoscenico

Ravenna
  • 26 ottobre 2024

Due amici si incontrano nell’aula della Corte d’assise. Luci spente, fatta eccezione per un paio di abatjour a illuminare la scena. Si alza il sipario immaginario e per una mattinata il tribunale di Ravenna diventa il palcoscenico dello spettacolo teatrale che ricorda Falcone e Borsellino. “Giovanni e Paolo” è il titolo dello spettacolo ispirato ad “Aldilà di Falcone e Borsellino” scritto da Alessandra Camassa, giudice trapanese ora presidente del tribunale di Marsala, che mosse i primi passi proprio al fianco del magistrato assassinato nella strage di via D’Amelio. Adattato da La Bottega Compagnia Teatrale Del Pane con la regia di Dario Garofalo, la pièce vuole tenere viva la memoria dei due magistrati vittime di Cosa Nostra, divenuti simbolo della lotta alla mafia. Aula piena, fra giudici, pm, funzionari del tribunale, avvocati e studenti.

Lo spettacolo portato a Ravenna dalla sezione ravennate dell’Associazione nazionale magistrati immagina un incontro informale tra i due magistrati, interpretati da Gaspare Balsamo e Dario Garofalo. Indossano gli abiti che portano i segni degli attentati, dismettendo il ruolo istituzionale a favore della loro umanità. Il banco dei giudici è coperto da un velo nero che trasforma l’aula in un luogo metafisico, la Casa degli Uomini Eletti, che accoglie tutti coloro che si sono distinti in vita per coraggio, onestà, dedizione al lavoro.

Qui Falcone e Borsellino si ritrovano dopo tanto tempo. I toni appaiono quelli di un’amicizia interrotta, di un rapporto bruscamente spezzato. L’imbarazzo iniziale, i difetti di comunicazione, lo sgomento dello specchiarsi l’uno nelle mancanze dell’altro, lasciano gradualmente il posto al ricordo di un senso della vita condiviso.

I due personaggi sono trattati al di qua di ogni tentazione agiografica o mitizzante. Inutile chiamarli eroi: allontanare da noi il senso civico del loro agire, ci allontana al contempo dalle nostre responsabilità. Attraverso le “voci di dentro” di Giovanni e Paolo, il teatro si offre nella sua straordinaria funzione di luogo privilegiato in cui è possibile, seppure per una manciata di minuti, vedere la maschera e il volto, quello che si conosce insieme a quello che si può solo immaginare, ciò che è e ciò che non è più.

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