Ravenna, fabbricò una molotov per bruciare l’auto della ex. La vendetta gli costa un anno e mezzo

Una molotov fabbricata in casa e lanciata contro l’auto della ex. Episodio inquietante quello accaduto il 17 giugno dell’anno scorso a Ravenna. Tanto più perché secondo quanto ricostruito dall’accusa, Erjon Qirko, albanese 43enne residente ufficialmente a Ravenna ma domiciliato a Comacchio, avrebbe fabbricato un “ordigno micidiale”. Parole del giudice per le indagini preliminari, che a suo tempo aveva convalidato l’arresto. Ieri - assistito dall’avvocato Francesco Furnari - l’imputato ha definito la propria posizione chiudendo il processo davanti al giudice per l’udienza preliminare con un anno e sei mesi (con pena sospesa).

L’uomo era stato arrestato dei carabinieri del Radiomobile a ridosso dei fatti. Era un sabato mattina. I primi a intervenire, intorno alle 8.45, erano stati i vigili del fuoco, giunti tra le vie Zalamella e Battuzzi per tentare di domare il rogo che ormai aveva avvolto una Peugeot 207 parcheggiata in strada. Le fiamme si erano oltretutto estese, andando a lambire pure la palazzina adiacente al civico 11, mettendo a rischio i residenti. Alcuni di loro erano già usciti in strada anticipando così l’evacuazione. E tra i presenti attoniti, a pochi passi da lì, il 43enne era stato intercettato da una pattuglia dei carabinieri ferma a pochi passi da un semaforo. Erano stati proprio i passanti a notare lo straniero armeggiare intorno alla vettura con la bottiglia in mano, gettandola infine all’interno dell’abitacolo che di lì a poco era andato a fuoco.

Raggiunto dai militari, l’uomo aveva pure tentato di mettersi in fuga. Calci, pugni, spintoni. Aveva cercato in questo modo di allontanare da sè i carabinieri del Nor, prima di essere immobilizzato. E ancora una volta, al momento di essere caricato nell’auto di servizio, aveva ricominciato a spingere gli operatori, poi costretti a spingerlo a bordo con la forza. Per l’accusa elaborata nel fascicolo aperto dal sostituto procuratore Marilù Gattelli, era come se il 43enne avesse fabbricato e portato in giro per la città un’arma da guerra, considerato che la bottiglia era probabilmente munita di innesco. E, circostanza più verosimile, che proprio quell’ordigno micidiale, lo avesse fabbricato a casa.

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