Ravenna e le torri Hamon. Guido Ceroni: “Dialogo e conoscenza i grandi assenti”

Ravenna
  • 04 aprile 2024

In merito all’abbattimento delle torri Hamon a Ravenna, Guido Ceroni, ex assessore ed ex dirigente dell’Autorità Portuale, è intervenuto sul dibattito che in questi giorni sta animando la città.

“Non è mia abitudine prendere pubblicamente posizione su questioni che riguardino Istituzioni nelle quali – in tempi più o meno lontani – io abbia avuto parte. Faccio un’eccezione per quel che riguarda le torri di raffreddamento ex SAROM. Aggiungo che nel tempo ho condiviso responsabilità su vicende sulle quali si possono legittimamente avanzare critiche, ed anche che non è nel mio carattere essere estremista, radicale o altro.

Intervengo unicamente per due ragioni.

La prima è di metodo e di procedura. Trovo che non sia né corretto né “educativo” il fatto che di punto in bianco, senza alcuna traccia di informazione – non dico discussione – un intervento così radicale sia stato posto in atto, impedendo qualsiasi altra reazione se non la presa d’atto. Quali siano stati e siano i ruoli di enti e soggetti pubblici e privati, quali gli eventuali margini di confronto, di trattativa per evitare la demolizioni delle torri, quali i livelli di compatibilità fisica ed economica con l’obiettivo (encomiabile e prioritario) di realizzare un parco fotovoltaico, sono del tutto ignoti.

È possibile che i costi di messa in sicurezza e di restauro fossero esorbitanti e incompatibili?

È possibile che fisicamente fossero incompatibili col distendersi del parco?

È possibile che non ci fossero vincoli storici conservativi. Forse. Ma chi lo sa?

Chi ha messo preventivamente le informazioni a disposizione dei cittadini?

Non mi pare che si sia attivato alcun canale di comunicazione tra la proprietà e le Istituzioni più o meno direttamente coinvolte perché ciò accadesse.

Ciò non mi pare positivo.

La seconda è di sostanza. Ho sentito e letto da più parti – i “social” in questo sono micidiali – che in fondo vanno giù due torri totalmente inutili e di forma tutto sommato banale “di cui fino ad oggi nessuno si era accorto”. È un’affermazione probabilmente vera. Ma dovrebbe indurre a chiedersi qualcosa sul livello di conoscenza e di cultura rispetto all’architettura industriale, alla sua storia, ai suoi valori formali, in questa città. Una città che pure ha avuto nello sviluppo industriale (e di conseguenza nella sua “architettura”) una fase importante del proprio dopoguerra. Sento mia, prima che di altri, la responsabilità di questa omissione di conoscenza e di apprezzamento, anche se al momento non ricopro nessuna particolare responsabilità in materia.

Tuttavia è bene sapere che l’ignoranza del valore di quelle torri è la stessa che porta tanta gente a dire peste e corna dei nuovi palazzi comunali dietro via Berlinguer, a svalutare altre opere la cui comprensione passa attraverso una conoscenza e una consapevolezza che dovrebbe essere in primo luogo un patrimonio più largamente diffuso e condiviso”.

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