Ravenna e il porto, la Giunta: «Necessario realizzare il nuovo terminal container»

Ravenna
  • 25 settembre 2024

RAVENNA. Il porto di Ravenna non è “de facto” ancora lo scalo dell’Emilia-Romagna. Il traffico portuale regionale fa sponda infatti in gran parte su La Spezia, che ha “collegamenti diretti e la merce non deve trasbordare”. Per il “salto” del Candiano serve dunque il nuovo terminal container in penisola Trattaroli e i fondali a 14,5 metri. Scelta che l’assessore al Porto del Comune, Annagiulia Randi, “difende e ribadisce” questo pomeriggio in commissione, convocata per discutere la mozione di Lista per Ravenna, sostenuta da altri partiti di opposizione, che chiede di dirottare altrove il maxi investimento, in particolare sull’abbattimento dei costi dei servizi portuali. “L’investimento è correlato alla competitività del porto”, replica Randi, e il fenomeno del gigantismo navale rende necessario realizzare il nuovo terminal container, così da fare arrivare navi più grandi. Certo, il Candiano sarà sempre un porto di fideraggio, e non arriveranno mai i grandi scafi. La mozione propone “un’analisi fuori fuoco, non si può decidere il futuro del porto con statistiche di sei mesi”. E il traffico dei container negli anni è previsto in aumento. “Dire no al terminal container è dire no allo sviluppo del porto e delle aziende”, tra le fila l’assessore. Il capogruppo di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi richiama i dati, in calo, sul traffico container degli ultimi anni, sottolineando che è ancora ben lontano l’obiettivo di 300.000 Teus fissato “22 anni fa con la creazione del Terminal container Ravenna”. Si è fermi infatti a quota 200.000 e il nuovo terminal ha una superficie per 500.000 Teus. Il civico richiama poi le analisi che dicono di un Adriatico “in sofferenza” per le crisi del Canale di Suez, del Mar Nero e del Mediterraneo orientale.

Ravenna, prosegue, ha poi costi superiori agli altri scali, collegamenti “inadeguati” e le grandi navi non vi potranno mai entrare per via della curva. Infatti “il porto di riferimento dell’Emilia-Romagna è La Spezia”. Da qui la richiesta di indirizzare le risorse per il nuovo terminal a opere per potenziare la funzionalità e l’attrattività dello scalo, ai collegamenti stradali e ferroviari e per abbattere i costi dei servizi. Trova la mozione “pretestuosa e ingenerosa, anche verso la città”, Renald Haxibeku del Partito democratico: occorre, la smonta, “guardare come si muovono gli altri porti e i player. Senza investimenti, dunque terminal e banchine più moderne e fondali per navi più grandi di connessione, il Candiano muore e con lui tutta la filiera”. Ci si deve misurare, prosegue, con gli scenari internazionali a 20 anni che danno in aumento il traffico container. Anche il viceministro Galeazzo Bignami, fa notare infine a Fratelli d’Italia che sostiene la mozione, ha dichiarato che il nuovo terminal container è “un investimento imprescindibile”. Accetta il suggerimento il meloniano Renato Esposito, ma ricorda che “se i numeri danno delle indicazioni, si dovrebbe seguirle”, portando gli investimenti su “cose più opportune”. L’esperto di Lpr Maurizio Marendon ribadisce che l’escavo a 14,5 metri è “un’assurdità unica, perché buttare 83 milioni di euro, l’Adriatico è fuori mercato” con il gigantismo delle navi, sostiene. Occorre invece fermarsi a 12,5 metri e “abbassare i costi”. Sostiene la mozione anche Forza Italia, per Alberto Ancarani non è infatti “lesa maestà” discutere di quanto siano stati “ottimistici e realistici alcuni calcoli. La storia della città è costellata da investimenti rivelatisi sbagliati negli anni a seguire”.

Inoltre, prosegue, sta finendo il mandato di una presidenza di un’Autorità portuale “particolarmente attenta” a ciò che la comunità chiede, mentre dell’impegno di mandato di separare in Sapir l’attività portuale da quella immobiliare non se ne è fatto nulla. E “la percezione è che non ci sia stata proprio l’intenzione”. Ancisi incassa critiche e appoggi, ritira la mozione per limarla e portarla in Consiglio comunale, senza stravolgerne il contenuto.

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