Ravenna, dramma sventato per il rogo grazie all'ex calciatore Bondi

Ravenna

Un probabile cortocircuito innescato da uno degli elettrodomestici della cucina. Pare sia questa l’origine del principio d’incendio che nella notte tra lunedì e martedì ha reso inagibile un appartamento al primo piano di una palazzina in via Stelvio, a pochi passi dallo stadio. I due anziani che si trovavano all’interno, marito e moglie di 95 e 91 anni, sono stati portati al centro iperbarico; più grave la donna, che in seguito alle esalazioni è stata intubata e risulta attualmente in prognosi riservata. Il fumo, che si era propagato in tutte le stanze azzerando la visibilità, aveva ormai divorato tutto l’ossigeno quando il coniuge, dalla finestra, ha chiesto aiuto. Non ce l’avrebbero fatta se un vicino non avesse sentito le sue urla, chiamando immediatamente i vigili del fuoco e avvisando allo stesso tempo tutti gli altri condomini affinché uscissero di casa.

La testimonianza

Matteo Bondi, 40 anni, ex calciatore noto per il suo passato nel Cervia di “Campioni”, abita al terzo piano con moglie e figlio piccolo. È stato lui a «suonare a rastrello tutti campanelli» delle restanti quattro famiglie che vivono nel palazzo, attendendo l’arrivo dei vigili del fuoco, che in una manciata di minuti sono arrivati con una squadra e l’autobotte. Racconta di quando, intorno alle 23.30 «ho sentito un odore sgradevole mentre guardavo la televisione con mia moglie». È bastato affacciarsi fuori: «Mi è arrivata una gran vampata di puzza di bruciato e ho sentito gridare. Dall’estremità del balcone ho riconosciuto la voce del signore al primo piano, poi l’ho visto alla finestra, con una colonna di fumo denso che usciva». D’istinto è corso giù, chiedendo all’anziano di aprire il protone, ma nulla. «Diceva, “non riesco, è tutto nero”. Non capivo che cosa stesse succedendo. Così ho chiamato i pompieri e sono andato all’ingresso del palazzo per svegliare anche le altre famiglie. Al citofono ho detto “uscite tutti”». Poi un’altra intuizione, che ha fatto guadagnare minuti preziosi. «Ho chiamato la figlia dei due anziani, che abita nel palazzo accanto. Lei ha le chiavi dei genitori e ha risparmiato ai soccorritori il tempo che sarebbe stato necessario per sfondare il portoncino blindato».

Moglie e figlio bloccati

Una volta aperto l’ingresso dell’abitazione è stata come un’esplosione nera. «Non può immaginare - racconta -. Un fumo nerissimo, che ha invaso tutta la tromba delle scale...». E che, fuoriuscendo dall’appartamento, ha di fatto bloccato l’unica via di fuga alle ultime persone rimaste nel palazzo, cioè i familiari di Bondi. «Mio figlio di sette anni era a letto e mia moglie, non essendosi accorta nell’immediato che cosa stesse accadendo, non lo aveva svegliato. Lo ha fatto quando i vigili del fuoco erano già entrati, e le scale erano inagibili. Così sono dovuti rimanere sul balcone per un’ora e mezza, dopodiché gli hanno messo le maschere con l’ossigeno e li hanno fatti scendere». Stanno bene, ma la notte l’hanno passata al pronto soccorso per gli accertamenti necessari, mentre quasi tutti gli altri condomini hanno seguito il consiglio di trascorrere le ore successive altrove. Solo una famiglia, non avendo soluzioni alternative è rimasta nello stabile, comunque dichiarato agibile.

Tre ore prima il sospetto

Sulle cause che hanno determinato il corto circuito sono in corso gli accertamenti da parte dei vigili del fuoco e dei carabinieri. È tuttavia possibile che la combustione fosse in corso da alcune ore, forse mentre i due anziani si erano già coricati. «Attorno alle 20.15 - riflette Bondi - uno dei vicini mi aveva fatto notare uno strano odore per le scale. Ma a quell’ora avevo pensato potesse essere la cucina “pesante” di qualche appartamento». Invece, al piano di sotto, stava per consumarsi il dramma.

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