Ravenna, dopo la condanna, Musca in carcere per un giorno e mezzo. Da ieri è ai domiciliari

Un giorno e mezzo di carcere. Poi di nuovo fuori. Non libero, ma agli arresti domiciliari; potrà uscire 4 ore al giorno oltre a permessi extra per motivi di salute, ma non potrà ricevere visite a casa se non autorizzate. Giuseppe Musca trascorrerà così la condanna a 6 anni e 3 mesi, divenuta definitiva dopo la pronuncia della Cassazione giovedì.

Il breve passaggio dalle celle di Port’Aurea era avvenuto sabato su disposizione della Procura, che aveva emesso l’ordine di esecuzione pena in attesa dell’ordinanza del tribunale di Sorveglianza. Ieri è giunto il decreto che ha accolto l’istanza avanzata dai difensori dell’immobiliarista oggi 75enne, ex vicesindaco di Ravenna negli anni ‘80. Ancor prima che la Suprema Corte si pronunciasse, gli avvocati Filippo Furno e Domenico Di Terlizzi, avevano infatti avanzato la richiesta affinché, in caso di sentenza definitiva, Musca potesse scontare la pena ai domiciliari per ragioni di età avanzata e di salute. Si tratta di un provvedimento provvisorio, che dovrà passare da un’ulteriore udienza a Bologna entro un mese, per confermare l’idoneità della misura.

I fatti riguardano i fallimenti di Asa Holding, Romauto e Arca. Una ciclopica bancarotta per un passivo di 33 milioni di euro. In primo grado, nel 2018, Musca era stato condannato a 10 anni, poi ridotti a 6 anni e 6 mesi in appello.

Il caso giudiziario aveva coinvolto anche la moglie, Susi Ghiselli (assistita dall’avvocato Gianluigi Lebro) e il figlio Nicola Musca (tutelato dall’avvocato Giorgio Guerra). Più contorto, nei loro confronti, il passaggio dai diversi gradi di giudizio, che tuttora risulta non definitivo. Per Ghiselli, l’iniziale sentenza a 8 anni era stata ridotta a 5 anni e 8 mesi. Ora gli Ermellini hanno rigettato in parte il ricorso presentato, facendo passare in giudicato le alcune accuse e rimandando invece alla corte d’appello la quota restante delle imputazioni. Quanto al figlio Nicola, mentre in primo grado era stato assolto, in appello i giudici avevano riformato la sentenza condannandolo a 3 anni. Anche nei suoi confronti la Cassazione ha annullato la sentenza con rinvio alla Corte bolognese, ripristinando di fatto (per adesso) la pronuncia di non colpevolezza di sette anni fa.

Ora si attende quindi un nuovo appello per Ghiselli e Musca junior. Tra le contestazioni ancora in ballo figura il capo d’imputazione relativo alla distrazione dell’azienda alberghiera, poi riqualificata nella distrazione dell’importo dei canoni. E ancora, nei confronti di Ghiselli, l’accusa relativa la tranche di un mutuo. Il tutto in un’indagine che risale ormai al 2012 condotta dalla Guardia di Finanza sull’onda di società svuotate e portate al fallimento. Inchiesta che gravitava anche intorno al Grand Hotel Mattei (ex Holiday Inn) e che ricostruì un intricato intreccio di società portate al fallimento.

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